di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Prende il via oggi in parlamento la discussione sugli emendamenti al Dl Agricoltura riguardo la moratoria sui finanziamenti, che prevede un anno di sospensione delle rate per le imprese del comparto più sofferenti economicamente, scongiurando però al contempo la minaccia di un declassamento automatico del loro rating creditizio e la possibile segnalazione alla Centrale rischi.
La misura riguarderebbe il 10% dei complessivi 39 miliardi di euro di prestiti erogati dalle banche ma, per evitare che sortisca un effetto negativo sulla credit reputation e sullo stesso business degli agricoltori che vi ricorreranno, “andrà verificata sul piano concreto – ha avvertito nei giorni scorsi il presidente Copagri, Tommaso Battista – visto che non vi possono accedere le aziende con crediti già classificati deteriorati e che, soprattutto, gli istituti dovranno fare le proprie valutazioni sull’accettazione o meno della proposta“.
Anche l’ABI ha rimarcato la necessità di un’attenta azione di vigilanza da parte di Bankitalia e Bce, onde evitare che la richiesta di moratoria incida di per sè sulla valutazione delle singole banche circa il livello di solvibilità del debitore, e dunque classifichi “i crediti oggetto di estensione come forborne“, ovvero finanziamenti “su cui esistono concessioni riguardanti modifiche nei tempi e nelle modalità di rimborso rispetto alle condizioni contrattuali originarie”.
Per Battista, invece, il declassamento del prestito da ‘in bonis’ a rimborsabile solo con strumenti di recupero (come ad esempio l’attivazione di eventuali garanzie presenti) dovrebbe risultare soprattutto da una “valutazione effettuata dalla banca circa la possibilità effettiva dell’impresa debitrice di rimborsare” il denaro ricevuto.
In sintesi, le associazioni di categoria non vogliono che la mera richiesta di moratoria identifichi istantaneamente e per ciò stesso l’azienda come ‘cattivo pagatore’, magari in base ad algoritmi di pseudo intelligenza artificiale tutti da verificare e da calare nella realtà produttiva italiana, e chiedono quindi che Via Nazionale o direttamente Francoforte sorveglino su tale paventato automatismo.
Vale la pena ricordare, a margine, che quelle agricole sono le uniche aziende non soggette all’obbligo di copertura catastrofale di cui si attende a breve il decreto attuativo, potendo contare già su un fondo ad hoc: un motivo in più per sostenerne i finanziamenti, specie negli investimenti in innovazione e risk management.