“L’inasprimento monetario incide sulla dinamica del credito. Il costo dei finanziamenti bancari è in netta risalita; le indagini condotte presso gli intermediari e le imprese indicano una forte riduzione della domanda e condizioni di accesso al credito decisamente più restrittive. La crescita dei prestiti alle società non finanziarie nell’area dell’euro, salita quasi fino al 13% annuo nei tre mesi terminanti ad agosto 2022, si è recentemente arrestata; pur se in misura meno marcata, l’indebolimento riguarda anche i prestiti alle famiglie. Sebbene questi andamenti siano una conseguenza necessaria della normalizzazione monetaria, occorre prestare attenzione a che l’intensità della sua trasmissione non dia luogo a una frenata eccessiva“.
È stato uno dei passaggi fondamentali delle “Considerazioni finali” del governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, durante la presentazione della Relazione Annuale 2023 dell’istituto. “Nel suo insieme, il sistema bancario si trova in condizioni sufficientemente buone – ha proseguito Visco -. Lo scorso anno tutti i principali indicatori di bilancio si sono collocati su valori nell’aggregato soddisfacenti; in più casi sono migliorati. L’incidenza dello stock di crediti deteriorati si è mantenuta stabile, su valori modesti e ormai in linea con la media europea. La redditività, a lungo depressa dai bassi tassi di interesse e dalle elevate perdite sui prestiti, è salita in misura significativa, beneficiando dell’aumento del margine di interesse. È lievemente migliorata anche la posizione patrimoniale“. Ma l’attuale quadro di incertezza economica richiede grande cautela: “C’è da attendersi che il rallentamento ciclico e le più restrittive condizioni di finanziamento determinino un peggioramento della qualità del credito, con implicazioni sulle rettifiche di valore, al momento ancora basse. L’adeguamento dei tassi di interesse corrisposti alla clientela comporterà un aumento dell’onere della raccolta“.
Le reazioni.
Luci e ombre, dunque, sul comparto bancario che in questo 2023 corre il rischio di essere insidiato in particolare dal pericolo di “deterioramento dei crediti a seguito degli aumenti dei tassi che ci sono stati e si rischia che ce ne siano altri, e altri fenomeni come l’alluvione. Poi c’è l’imprevedibile che bisogna mettere sempre in conto” commenta il presidente dell’ABI, Antonio Patuelli. La stretta creditizia finora “è modesta” secondo Maurizio Sella, presidente del gruppo omonimo: “Tutto dipenderà dalla Bce – ha spiegato -, c’è da considerare che è anche il sistema delle imprese a chiamare meno l’aumento degli investimenti, che rallenta quando aumentano i tassi ed è quello che vuole la Bce per ridurre l’inflazione. Certamente, come indica anche Confindustria, ci vogliono 12-18 mesi dall’aumento dei tassi per assistere alla risalita” dei livelli dei deteriorati “e immagino, visto che i tassi sono risaliti da luglio del 2022 che il secondo semestre di quest’anno da questo punto di vista sarà meno favorevole e vedrà una crescita delle sofferenze”.