Nell’ultimo Consiglio dei ministri prima della pausa estiva entra a sorpresa una “pre-manovra”: all’interno del decreto asset, il governo ha approvato un prelievo sugli extraprofitti maturati nell’ultimo anno dalle banche grazie ai bruschi rialzi dei tassi di interesse praticati dalla BCE.
L’imposta straordinaria è determinata applicando un’aliquota pari al 40% sul maggior valore tra: l’ammontare del margine d’interesse di cui alla voce 30 del conto economico – redatto secondo gli schemi approvati da Bankitalia – relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2023, che eccede per almeno il 5% il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022; e l’ammontare del margine di interesse relativo all’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2024, che eccede per almeno il 10% il medesimo margine nell’esercizio antecedente a quello in corso al 1° gennaio 2022.
La tassa, definita dal vicepremier Matteo Salvini “una norma di equità sociale“, non potrà comunque superare il 25% del patrimonio netto alla data di chiusura dell’esercizio antecedente a quello in corso al primo gennaio 2023, andrà versato entro il 30 giugno 2024 (ovvero entro 6 mesi dalla chiusura dell’esercizio 2023) e non sarà deducibile ai fini delle imposte sui redditi e dell’imposta regionale sulle attività produttive. Si prevede che la misura porterà nelle casse dello Stato più di due miliardi di euro. Un tesoretto che dovrebbe aiutare l’esecutivo Meloni a raggiungere gli ambiziosi obiettivi che si propone di raggiungere con tali introiti: in primis sostenere le famiglie in difficoltà con il pagamento delle rate dei mutui per la prima casa, ma anche ridurre Irpef e tasse alle imprese e recuperare risorse in vista della legge di Bilancio.
Non finisce qui, infatti: con quei 2 miliardi Palazzo Chigi vorrebbe pure “assicurare la tutela degli utenti dei servizi di trasporto aereo e terrestre; incentivare gli investimenti, anche in riferimento al settore dei semiconduttori e della microelettronica; intervenire su specifiche attività economicamente rilevanti, in particolare nel settore della pesca e delle produzioni vinicole“. Un po’ troppo, forse. Politica a parte, per ora le reazioni – negative – sono arrivate soprattutto da Piazza Affari. “Sono un po’ in difficoltà perché il provvedimento è uscito ieri sera e non c’è ancora un testo – ha affermato il dg di Credem Angelo Campani stamani, alla presentazione della semestrale del Gruppo -. Attendiamo il testo del provvedimento che studieremo con attenzione per valutarlo nelle prossime settimane, oggi non ho un punto di vista da esprimere“.