2 Febbraio 2024

Credito: Imprese e Famiglie, il 2024 dei Clienti Bancari

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Abbiamo approfondito su PLTV.it l’anno che verrà per banche e intermediari italiani: ci poniamo ora dalla prospettiva della loro clientela, corporate e retail, riguardo il rapporto con il mercato del credito nei 12 mesi; anche alla luce delle avvisaglie rilevate nel primo mese di gennaio.

PER LE IMPRESE nel 2024 l’accesso al credito resterà funzione di indicatori sintetici di redditività e sostenibilità: minore sarà l’esposizione al rischio e maggiore la dimensione aziendale, più il rubinetto dell’erogato si allenterà com’è logico che sia.
Una situazione che rilancia, una volta di più, il ruolo fondamentale della consulenza nell’equilibrare finanziamento e tutela del capitale. Come gli istituti, anche le aziende sono tenute a elaborare un’adeguata informativa economico-finanziaria, storica e prospettica, qualitativa e quantitativa, alla luce della nuova relazione banca-impresa prospettata dalle linee guida EBA su concessione e monitoraggio dei prestiti. Bilanci infrannuali, documenti contabili analitici, budget e business plan: informazioni di ogni genere dovranno essere veicolate agli interlocutori finanziari, per ridurre le asimmetrie informative che spesso minano la relazione con il comparto bancario. Tutto per rilevare una possibile difficoltà, prima di rientrare nelle maglie valutative applicate dagli operatori. Rispetto alla garanzia, per l’erogazione diventa primaria la capacità di generare reddito e flusso di cassa e, anche per le micro e piccole imprese, le tematiche ESG che possono migliorarne il merito creditizio.

Per la verità a fine 2023 è iniziato ad affiorare qualche segno di peggioramento sotto questo aspetto ma, secondo le elaborazioni di SevenData, solo nel 30% delle imprese appartenenti alle 3 classi di rating più basse (1,3 milioni di realtà); mentre per tutte le altre, meno indebitate, il pericolo di crisi profonda si sarebbe allontanato: “Nella maggior parte dei casi – spiegano però i ricercatori -, il prestito richiesto non è stato erogato non per un rifiuto della banca, ma per una rinuncia delle aziende ad accettare tassi troppo elevati”.
Per Confindustria non solo le condizioni di finanziamento rese proibitive dall’aumento di costo del denaro e oneri addizionali, ma anche il calo progressivo dei prezzi energetici – diminuendo il fabbisogno di liquidità durante il 2023 – ha contribuito a flettere la domanda di credito dal picco toccato nell’agosto 2022; specie nel manifatturiero e nelle costruzioni, i settori a maggior intensità creditizia (68%) nel rapporto prestiti-valore aggiunto. Il risultato è che la liquidità delle aziende si è comunque assottigliata per l’inflazione, riducendo così pure gli investimenti nella transizione ecologica e digitale.

Se flussi e volumi si sono ridotti alla crescita dei costi, la rischiosità delle imprese tricolori si mantiene tuttavia limitata: l’indebitamento in relazione al Pil prosegue a scendere, rimanendo ben sotto la media dell’Eurozona. Secondo l’agenzia S&P solo l’11% rischia il downgrade. In futuro l’Istat vede una presenza sempre più forte di realtà controllate da un singolo individuo o una famiglia, con un accesso ai finanziamenti sempre più ridotto: oltre l’80% ricorre oramai all’autofinanziamento, contro il 74% del pre Covid.
In sintesi, per sostenerne gli investimenti e sbloccare una domanda inespressa sono imprescindibili le partnership strategiche pubblico-privato tra stakeholder istituzionali e banche, che forniscano strumenti o garanzie aggiuntivi a supporto del credito, di rapido accesso e facile gestione, con basso livello di burocrazia gestionale e ottica di lungo periodo. Altrimenti ce ne vorranno di sforbiciate ai tassi di interesse, per rilanciare davvero il business.

PER LE FAMIGLIE è sempre più importante saperne di dinamiche creditizie e assicurative. Oggi “la competenza in materia finanziaria è diventata necessaria come leggere e scrivere – ha detto di recente Paola Ansuini, direttore Comunicazione del dipartimento Tutela della clientela ed educazione finanziaria di Bankitalia -. La comprensione di certe dinamiche economiche riguarda la nostra vita familiare, la gestione del bilancio, la pianificazione delle scelte” e “riguarda anche la comprensione di fenomeni molto grandi: ad esempio, cosa succede quando si attraversa una fase di inflazione o deflazione”. Anche i rischi provenienti dai consumatori restano moderati: la loro ricchezza cresce grazie alla riduzione delle consistenze sui depositi a vista e all’incremento degli investimenti in attività finanziarie; il rapporto indebitamento/reddito disponibile, già basso nel confronto internazionale, scende ulteriormente; il deterioramento sale in maniera apprezzabile solo nel segmento dei mutui a tasso variabile.

Malgrado i tanti allarmismi mediatici su NPL e sofferenze varie, nella recente Indagine sul risparmio 2023 di Intesa Sanpaolo e Centro Einaudi, il 95% degli italiani si dichiara finanziariamente indipendente e il 54,7% in grado di risparmiare (il 12,6% di questi perfino una quota di reddito superiore all’anno prima). Un accantonamento di risorse meramente precauzionale, per casa (30%) e figli (16%) più che per i rincari dei prezzi (5%). Tra gli investimenti vince ancora il mattone (30%), mentre le obbligazioni a tasso fisso (28%) prendono sempre più il posto del risparmio gestito; seguono oro e beni rifugio (10%).
Posto che nel Belpaese lamentarsi è il secondo sport nazionale dopo il calcio, ottimismo verso un miglioramento della propria situazione finanziaria nel 2024 emerge, specie tra Millennial e Generazione Z, anche da ricerche più di nicchia come quella di Skrill, brand della piattaforma globale Paysafe, che tra l’altro rivela come un numero sempre maggiore di persone si rivolga a strumenti e app di budgeting per pianificare le diverse voci di spesa in bilancio.

Fiducia della popolazione più giovane (e ci mancherebbe che 20 e 30enni fossero psicologicamente già pessimisti) affiora pure nell’ultimo report Acri-Ipsos, secondo cui 3 cittadini su 4 hanno messo in atto strategie di contenimento dell’impatto del caro vita, cercando sconti e promozioni o cambiando marchio e canale d’acquisto, ma confermando ad ogni modo la storica attitudine al risparmio.
Per la stessa Bankitalia “i rischi provenienti dalla situazione finanziaria delle famiglie restano nel complesso contenuti” e la qualità del credito resta tutto sommato buona, a fronte di un solo lieve incremento del tasso di deterioramento. In base al report di Stabilità di Via Nazionale, la situazione migliorerà perfino nel 2024 quando i clienti finanziariamente fragili diminuirebbero, e la contrazione del credito ridurrà di conseguenza il loro potenziale debito.

Banche Italiane ed Europee davanti al 2024, le Big Tech sono il Competitor

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