di Fabio Picciolini, esperto consumerista
In Italia circa 10 milioni di persone e migliaia di imprese vivono in piccoli centri, aree collinari o montagnose, spesso suddivise in frazioni, con una forte presenza di anziani, spesso poco inclini al digitale, con condizioni meteorologiche non delle migliori, mezzi di trasporto non ottimali e collegamenti difficili alla Rete.
In tale situazione il ruolo delle piccole banche, che per semplicità definiremo “territoriali”, è insostituibile nella sua funzione di sostegno a imprese e famiglie. Il loro agire dimostra che l’efficienza e la redditività non dipendono solo dalla dimensione. Il principio secondo cui “one size fits all” (la stessa dimensione va bene per tutti) non sempre è positivo.
Le banche territoriali, nelle loro comunità, sono importanti quanto se non più dei grandi gruppi, essendo in grado di valutare e conoscere meglio le esigenze delle aziende, dei mercati locali e i bisogni dei cittadini; in tal modo, svolgono un ruolo fondamentale che le grandi banche, per scelta o per redditività, non coprono; allo stesso tempo, rafforzano l’efficienza del sistema bancario nel suo complesso, sostenendo l’economia nel rispondere alle sfide che i mutamenti dello scenario economico impongono a causa dell’internazionalizzazione e dei ritardi nazionali.
Le banche territoriali però – per quanto positivamente agiscano e nonostante la possibilità di avvalersi del sostegno del gruppo di appartenenza (come previsto per le BCC dopo la riforma del 2016, anche a fronte di limiti normativi) – difficilmente riescono a surrogare totalmente i Big e a sostituire i circa 15mila sportelli chiusi negli ultimi anni. Ciò comporta l’opportunità e la necessità valutare e proporre iniziative in grado di migliorare le condizioni delle realtà “abbandonate” che soffrono di scarsa offerta di servizi pubblici e privati (in particolare ospedali e presidi sanitari), di servizi della pubblica amministrazione (uffici territoriali dello Stato, uffici giudiziari e scuole) e di filiali bancarie.
Per salvaguardare quei territori, rigenerandoli con una giusta politica di recupero sociale ed economico, è indispensabile la presenza di enti e istituzioni e la possibilità di utilizzare le moderne tecnologie. In particolare, per quanto riguarda il sistema bancario/finanziario/assicurativo, è importante ricordare il ruolo decisivo che mantiene il rapporto personale e l’insostituibile componente umana. Allo stesso tempo deve essere valutato il rischio dell’ingresso di nuovi operatori non bancari, l’offerta di nuovi prodotti, la maggiore rapidità di esecuzione delle transazioni e la scelta dei grandi gruppi, salvo poche eccezioni, di ritirarsi da molti territori. Ciò può e deve permettere alle banche territoriali di non fermarsi alla sola attività “tradizionale” e alle operazioni on line di base ma di offrire, fisicamente e digitalmente, l’intera gamma di servizi presenti sul mercato. Si potrebbe ipotizzare una originale forma di banca ibrida che integri – anche grazie ai gruppi di appartenenza – aree limitrofe, imprese e professionisti dislocati in zone contigue e famiglie con interessi in più aree dello stesso territorio.
Esistono già iniziative che portano sostegno a quelle aree, ma in modo parziale. Un sostegno lo forniscono le reti distributive esterne degli intermediari, verificabile con l’incremento della loro attività, con l’offerta più ampia di prodotti e con l’apertura di uffici di agenti in attività finanziaria e di mediatori creditizi.
Un ulteriore sostegno è il progetto Polis di Poste Italiane, con i servizi offerti sia attraverso le classiche soluzioni bancarie (ad esempio, depositi postali), sia per le convenzioni fatte con vari intermediari bancari/finanziari, per le attività che non possono essere svolte direttamente (ad esempio, carte di credito), sia con le altre attività affidate (ad esempio, il rilascio dei passaporti).
Un’altra possibilità di servire il territorio è l’iniziativa annunciata dal gruppo FS che propone la valorizzazione e la trasformazione delle stazioni ferroviarie, utilizzando fabbricati e aree esterne in disuso da mettere a disposizione della cittadinanza con l’inserimento di servizi polivalenti e di pubblica utilità. La prima iniziativa dovrebbe riguardare 20 stazioni di comuni con meno di 15.000 abitanti; un numero che potrebbe aumentare se l’iniziativa dovesse avere successo.
Infine, qualcuno ricorderà certamente l’esperienza da parte di alcune banche di utilizzare dei camper per operare in zone dove erano (e sono) assenti molti servizi.
Partendo da quella esperienza, non certo esaltante e dalle due iniziative sopra descritte, si potrebbe pensare a qualcosa di veramente innovativo che coinvolga più comparti, tra cui quello del credito e della finanza: lo sviluppo di centri polifunzionali in cui sia possibile offrire servizi di base alle imprese e alla cittadinanza. Centri che per essere creati avrebbero certamente bisogno di fondi per coprire i costi di locali, personale, misure di sicurezza e quant’altro. Fondi che potrebbero reperiti, attraverso progetti specifici, dalle fondazioni bancarie dei rispettivi territori, nel rispetto della loro mission istituzionale di sostenere lo sviluppo culturale, sociale ed economico delle comunità di riferimento.
Immaginando l’attività dei centri polifunzionali si può pensare – oltre all’attività finanziaria e assicurativa per pratiche complesse – ai rapporti con la PA per pratiche non gestibili da remoto, alla prenotazione di visite sanitarie e al pagamento dei relativi ticket, all’acquisto e al ritiro di prodotti farmaceutici, alla possibilità di consegna di libri scolastici o da biblioteca, all’acquisto di biglietti per spettacoli, alla fruizione di eventi formativi e di aggiornamento professionale, ai rapporti con le organizzazioni di categoria, all’utilizzo di piattaforme di market place per la commercializzazione di prodotti e servizi tipici delle singole zone.
Se un servizio h24 è troppo complicato od oneroso, potrebbero prevedersi servizi non giornalieri, magari fruibili previa prenotazione individuale o per gruppi omogenei, o lo svolgimento contemporaneo di attività collegate. Tutte attività che – sfruttando e includendo il rapporto umano con quello digitale, e mantenendo il radicamento territoriale – rafforzerebbero la socialità e l’economia dei territori, dunque la volontà di viverli e non di spopolarli, con la possibilità di rilanciare la fruizione dei servizi di ogni genere da parte di tutti.