Secondo un’analisi prodotta da CRIF sulla base delle informazioni contribuite in EURISC, il principale Sistema di Informazioni Creditizie attivo in Italia, nelle prime settimane dopo l’entrata in vigore del decreto ‘Cura Italia’ (nel corso del mese di marzo) le famiglie italiane hanno presentato 162.307 richieste di accesso alla moratoria per la sospensione del pagamento dei propri finanziamenti rateali.
Di queste, circa 65.000 richieste riguardano mutui immobiliari ma sono state più di 55.000 quelle relative ai prestiti personali. A seguire, quasi 19.000 le richieste di moratoria sui prestiti finalizzati, 13.000 quelle sui mutui di liquidità mentre le restanti 10.000 si riferiscono a contratti di leasing e altri prodotti rateali.
Dallo studio di CRIF emerge anche che i contratti relativi ai consumatori che sono stati sospesi grazie alla moratoria sono mediamente risultati essere più onerosi in termini di rata mensile e debito residuo, confermando la necessità da parte delle famiglie di sospendere il pagamento di rate che rappresentano un impegno significativo rispetto al budget disponibile. Ad esempio, per i mutui immobiliari per i quali è stata ottenuta la sospensione dei rimborsi grazie alla moratoria la rata media mensile è pari a 753 Euro mentre l’importo residuo ancora da rimborsare per estinguere il finanziamento è di 144.600 Euro. Per gli altri mutui la rata mensile dei contratti per i quali è stata ottenuta la moratoria è pari a 882 Euro contro i 384 Euro dei prestiti personali e i 238 Euro dei prestiti finalizzati.
La distribuzione delle richieste per regione
Un’altra importante evidenza che emerge dallo studio di CRIF riguarda l’applicazione della moratoria a livello regionale: fatto 100 il totale nazionale, il 13,6% dei contratti che hanno beneficiato della sospensione delle rate nel mese di marzo riguarda consumatori del Veneto, che precedono quelli della Sicilia, che mostrano una incidenza del 12,7% sul totale, e quelli del Trentino Alto Adige, con il 12,2% malgrado la modesta incidenza dei contratti attivi sul totale. Seguono la Lombardia, con un peso del 10,1% sul totale, l’Emilia Romagna, con l’8,8%, il Piemonte, con l’8,6%, e il Lazio, con il 7,7%.
Ragionando in termini di numerosità dei contratti sospesi rispetto al numero di finanziamenti attivi, la media nazionale è pari allo 0,8%, con un’accentuazione evidente in Trentino Alto Adige, dove l’incidenza è addirittura pari al 4,7%. Più alta della media l’incidenza anche in Sicilia e in Veneto, entrambe con l’1,3%. Perfettamente in linea con la media nazionale l’Emilia Romagna, le Marche e la Val d’Aosta, mentre l’incidenza in Piemonte risulta pari allo 0,7% contro lo 0,6% della Lombardia.
“Considerando che le erogazioni di mutui e prestiti vengono accordate dagli istituti anche grazie alle informazioni creditizie contenute nei SIC, senza la disponibilità di dati completi e aggiornati il sistema diventerebbe cieco al punto che CRIF stima che il tasso di finalizzazione di tali richieste per i consumatori finali si ridurrebbe al 25% dell’intera domanda di mutui, mentre il riflesso sui prestiti personali porterebbe l’erogato pari al 34% del totale annuo attuale, che equivale a quasi 12 miliardi di euro. Con impatti devastanti in termini di conseguente aggravamento delle previsioni di calo del PIL, che andrebbe ad inficiare lo sforzo che l’intero Paese dovrà affrontare per far ripartire l’economia dopo la fase emergenziale” – commenta Enrico Lodi, direttore generale di CRIF (nella foto) –. Per questo è indispensabile che i SIC mantengano la visibilità sulla valutazione del merito di credito ante crisi come elemento rappresentativo del livello di solvibilità non condizionato così dalla crisi economica conseguente al diffondersi della pandemia”.
In cosa consiste la moratoria per la sospensione delle rate e che impatti ha su future richieste di credito
Per fornire una informazione chiara e consistente ai consumatori vanno sottolineati alcuni aspetti: