di Giuseppe Gaetano, editor in chief
L’EY European Bank Lending Economic Forecast 2023 conferma che – nonostante le tante criticità che continuiamo a ripeterci da un anno e mezzo, dai tassi all’inflazione alle guerre – nel complesso il mercato del credito bancario italiano al settore privato ha tenuto davanti alla “tempesta perfetta”: alla contrazione complessiva dell’1,9% nel 2023 seguirà una crescita dell’1,1% nel 2024 e del 2,5% nel 2025, come per le principali economie Ue.
Il 2023 si chiuderà con impieghi attesi a +0,6% annuo e un calo dei prestiti alle imprese pressoché impercettibile, appena -0,2%; e in ripresa a +0,8% nel 2024. Il credito al consumo, su cui tutti gli istituti hanno investito, continua ed essere positivo (+2,3%) bilanciando l’indebolimento degli altri tipi di prestito. Purtroppo nel 2024, a causa dell’indebolimento dei consumi, dimezzerà la sua crescita a +1,1%. Suonerà strano ma secondo il report, nonostante il vistoso rallenting, perfino i mutui ipotecari dovrebbero aumentare dell’1,4% quest’anno e del 2,1% nel prossimo, anche per il previsto stop agli aumenti dei prezzi delle case.
Sebbene Bankitalia, ABI e altre survey riportino cifre di tutt’altro tenore, i ricercatori EY esprimono fiducia per il futuro: un ottimismo dettato anche dalla “forza patrimoniale accumulata dalle banche italiane negli ultimi anni, che hanno dato prova di resilienza” e “dimostrato di avere dei fondamentali più positivi su liquidità e solidità patrimoniale rispetto alle banche europee”. La sfida al comparto non viene tanto dall’incertezza economica quanto piuttosto dal “dover gestire gli impieghi in modo più ‘capital conscious’ ottimizzando gli assorbimenti di capitale”, senza l’aiuto dei Tlro, e “dall’adattamento dei business model alle nuove dinamiche di mercato e tecnologiche” e “aperti a ecosistemi con terze parti”.
Nel balletto di numeri discordanti delle varie survey, la 55° edizione dell’Osservatorio sul credito al dettaglio di Assofin, Crif e Prometeia riporta – miracolo – la stessa identica percentuale di crescita per il credito al consumo, +2,3% (grazie soprattutto alla decisa ripresa dei prestiti finalizzati, auto e non) sebbene riferita a 9 anziché 12 mesi; prestiti personali e cessione del quinto riducono invece i flussi rispettivamente del 3,6 e dell’1,9%. Ben diversa, e forse più realistica, la percentuale sul calo dei mutui immobiliari (-9,8%), che le surroghe (+56,8%) non sono riuscite a compensare. Stabile la rischiosità, con il tasso di default del credito alle famiglie all’1,2% grazie alla prudenza congiunta delle banche, nel concedere e razionare i finanziamenti, e in particolare dei clienti nel richiederli, specie per grandi importi, rinviando progetti di spesa.
Obiettivamente, non è pensabile che nel 2024 i salari reali aumentino e il caro vita diminuisca tanto da rilanciare il potere di acquisto delle famiglie, che proseguirà ad essere sostenuto dai prelievi da depositi e gestioni separate, (anche grazie ai quali i bilanci delle banche non presentano criticità sugli Npl) ma il calo a lungo termine dei tassi di riferimento si sta già riflettendo nel breve sulle rate mensili dei finanziamenti per comprare casa e la previsione, anche in questo report, è di una ripresa su cui influirà la maggiore offerta verso la componente green. Pure prestiti personali e CQ torneranno col segno +. Certo il business creditizio, tramite il canale dei sistemi di pagamento, è sempre più esposto alla competizione di nuovi attori di matrice non bancaria: gli investimenti in tecnologia restano dunque un fattore chiave per sviluppare i canali digitali, non perdere fette di mercato e stare al passo con le continue innovazioni fintech.