di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Le percentuali esibite da tutte le survey pubblicate quest’anno sul mercato del credito, pur differenziandosi anche nettamente le une dalle altre, individuano comunque un medesimo trend negativo: se il 2023 è stato appannato, il 2024 certo non brillerà.
Lato famiglie, però, sono quasi solo i mutui a soffrire: non il ricorso a prestiti per le spese quotidiane, forse addirittura “rinforzato” dalle sfide contingenti poste da indice dei prezzi al dettaglio e caro vita: la tendenza, rilevata già in estate da Pltv.it confrontando diversi report, contribuirà per Assoutenti a far balzare il credito al consumo alla cifra record di 160 miliardi di euro a fine anno. I mutui ne muovono ad oggi 425, di cui 162 a tasso variabile, e i maggiori oneri pecuniari e temporali di questo finanziamento sono tra le concause della frenata.
Secondo un recente sondaggio di Bankitalia, nel terzo trimestre 2023 sono saliti al 34,4% gli agenti immobiliari secondo cui le difficoltà nell’ottenere un prestito per comprare casa sono diventate le più dure da una ventina di anni a questa parte: si tratta del valore più alto dalla fine del 2014, e le transazioni finanziate da mutuo ipotecario sono scese di conseguenza al 63,4%. Dato simile per l’Agenzia delle entrate, secondo cui nel terzo trimestre solo il 41% delle abitazioni è stato acquistato con il mutuo, tanto che il capitale di debito – riferito a quanto contratto dalle persone fisiche (che costituiscono il 95% degli acquirenti di immobili) – ammonta a circa 8 mld, 3,5 in meno su base annua. Resta elevato, al 77,3%, il rapporto fra ammontare dell’erogato e valore del bene.
A muovere l’insieme del credito ai consumatori, nonostante la palla al piede dei mutui, sarebbero quindi i prestiti finalizzati, cresciuti a ottobre del 7,8% annuo sebbene non uniformemente sulla penisola: il Centro Nord avanza a doppia cifra, mentre il Sud che decresce leggermente pur mantenendone la fetta più grande (38%). Emerge da un’analisi sul comparto, nei primi 10 mesi del 2023, che unisce le oltre 80 milioni di posizioni creditizie raccolte da Experian con le informazioni sui prodotti comparati dal portale Segugio.it.
In flessione da inizio anno invece cessione del quinto e prestiti personali, che sono infatti tendenzialmente di importi doppi rispetto ai finalizzati (in media 12.000 euro contro 6.600), e dunque più sensibili alla congiuntura negativa subito dopo i finanziamenti residenziali. A livello di composizione demografica della domanda, il Mezzogiorno richiede una quota importante di CQ per impiegati pubblici (35,4% del totale) e pensionati (40,4%) ma meno prestiti personali (24%) rispetto alle regioni settentrionali. Il tema, tra l’altro, sarà centrale nelle tavole rotonde del Leadership Forum 2023 di Milano.
A settembre 2023, i tassi si sono attestati a: 7,48% per i prestiti finalizzati; 8,87% per i personali; 5,32% per la CQ dei dipendenti pubblici; 7% per la CQ dei privati; 7,71% per la CQ dei pensionati. Per i prestiti finalizzati – spesso utilizzati dai venditori come incentivo all’acquisto, per fare up e cross selling – la crescita degli interessi medi è stata percentualmente più contenuta nel corso dei mesi, in particolare grazie alla garanzia di base data dallo stesso bene comprato e alle somme erogate in genere molto più contenute, che riducono il costo del rischio per il finanziatore.
Le finalità per cui vengono chiesti contribuiscono a spiegare l’assenza di significativi crediti deteriorati nei bilanci delle banche: un numero sempre maggiore è volto a ottenere liquidi e coprire altri debiti contratti in precedenza. Si rinuncia a contrarre debiti ingenti ma non i piccoli, come quelli embedded o bnpl così promozionati in questo periodo prefestivo, e che danno un’enorme mano all’intero comparto. E’ la rata troppo alta a scoraggiare l’utente, che di per sé resta ben disposto a rendersi finanziabile.