30 Giugno 2023

Il Costo del Credito Frena ma non Ferma i Prestiti al Settore Privato

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Nell’Eurozona “ad aprile i tassi sui prestiti hanno raggiunto il livello più elevato da oltre dieci anni, toccando il 4,4% per i prestiti alle imprese e il 3,4% per i mutui ipotecari: lo scrive la Bce nel bollettino economico diffuso ieri, sostenendo che “le prospettive per la crescita e l’inflazione restano altamente incerte“.

Uno scenario riferito a due mesi fa. A maggio l’inflazione core Ue è scesa al 5,3% mentre gli indici Euribor hanno superato il 4%. C’è la seria possibilità che per il sorpasso non basti ancora il +0,25% al costo del denaro già ufficializzato da Lagarde per il prossimo vertice del 27 luglio: perché i tassi di interesse scavalchino percentualmente l’inflazione, velocizzandone la discesa, potrebbe essere necessaria un’ulteriore stretta a settembre. Resta improbabile che aumentino oltre, ma nessuno ha la sfera di vetro per prevedere tempi e modi dell’onda inflattiva. Le “condizioni di finanziamento più rigide che stanno aumentando i costi di finanziamento delle banche e il rischio di credito dei prestiti in essere“, riportate nel bollettino, sono dovute non solo alle tensioni macro veicolate dalla guerra russo-ucraina ma agli stessi repentini rialzi dei tassi e alle sempre più stringenti regole su requisiti patrimoniali e norme prudenziali riguardo vigilanza e gestione dei rischi del comparto bancario (qualche giorno fa l’Ue ha raggiunto l’accordo su Basilea III). Tuttavia secondo l’EY European Bank Lending Economic Forecast 2023 – analisi della congiuntura creditizia italiana, focalizzata sull’evoluzione dei prestiti al settore privato – il credito bancario al settore privato rallenta ma non si ferma e in Italia crescerà complessivamente dello 0,6% nel 2023 e dell’1,3% nel 2024. La volatilità colpisce, lievemente, i finanziamenti alle imprese: -0,2% nel 2023. L’Abi rileva che a maggio il tasso medio sui nuovi finanziamenti alle aziende è salito al 4,90% contro l’1,44% di giugno 2022. Gli interessi generati dal debito quest’anno produrranno un conto salatissimo, tuttavia il Rapporto Regionale PMI 2023 di Confindustria, Cerved e UniCredit afferma che resisteranno allo shock.

Più dinamico il credito al consumo: +2,3% dal +3% del 2022. Nonostante i rincari sulle rate mensili, per la ricerca anche i mutui ipotecari dovrebbero comunque aumentare dell’1,4% (+4,2% nel 2022). Dunque, “un segnale positivo di fiducia per il futuro – per Stefano Battista, Italy Financial Services Market Leader di EY -. Le banche, grazie anche alla forza patrimoniale accumulata negli ultimi anni, hanno dato prova di resilienza e solidità: l’incertezza economica e il contesto geopolitico metteranno ulteriormente alla prova il settore nel medio termine, ma la domanda complessiva di prestiti dovrebbe riprendersi entro il 2025. La sfida attuale, per il sistema bancario, è l’adattamento dei modelli di business per far fronte alle nuove dinamiche di mercato e tecnologiche”. Filippo Mastropietro, Banking & Capital Markets Leader di EY in Italia, aggiunge che sebbene i nostri istituti abbiano dimostrato in generale liquidità e solidità migliori della media europea, “il contesto sfidante porterà a dover gestire: impieghi in modo più ‘capital conscious’ ottimizzando gli assorbimenti di capitale; Pass Through graduale sui depositi ottimizzando il customer spread; liquidità in via preventiva in un contesto normalizzato che vedrà l’assenza del supporto del TLTRO; non ultimi, in modo proattivo, le richieste dei clienti – la risorsa più importante – di interpretare e soddisfare in via continuativa le loro esigenze con business model aperti a ecosistemi con terze parti. Nei prossimi mesi mi aspetto il rivitalizzarsi di percorsi di aggregazione volti a ottenere scala e sinergie, e migliorare quindi il cost/income“.

Il governo Meloni sta studiando qualche forma di aiuto, soprattutto sui prestiti in essere per l’acquisto della casa. Di sicuro i mutuatari dovranno soffrire almeno fino a metà 2024: sia la minoranza di vecchi variabili che resistono, sia i nuovi fissi visto che il rapporto rata/reddito ha superato il 40%. Il risparmio ottenibile dalle surroghe (ma conviene tentare anche la rinegoziazione con la propria banca) è poca cosa. Su Facile.it. rappresentano attualmente circa il 20% delle richieste ma adesso sul mercato pesa anche la legge 49/2023 sull’equo compenso, che fissa gli importi minimi da corrispondere ai notai per trasferire il mutuo, cancellando così per gli istituti di credito la possibilità di eventuali accordi forfettari sui prezzi. Insomma, se davvero il picco dei tassi non è distante e l’anomalia del fisso meno costoso è destinata a rientrare nel giro di un anno, la scelta giusta in questo momento potrebbe essere proprio il variabile. Ma la maggior parte delle famiglie, anche a causa del caro prezzi che ne intacca i budget, per ora non la pensa così. Certo in un contesto in cui prodotti e soluzioni cambiano rapidamente, inseguendo le curve dei tassi, acquista spessore la figura del consulente per guidare i “mutuo-scettici”. Secondo 24Max, ad esempio, a giugno 2023 comparando il miglior mutuo a tasso fisso in promozione con uno a tasso di mercato sopra il 4% emergerebbe una differenza nel range di 100-150 euro a rata, che sull’intera durata del contratto significano decine di migliaia di euro risparmiati.

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