di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Il calo del business residenziale, al contrario di quello dei mutui, è molto diversificato sul territorio e riguarda in particolare i grandi centri che finora erano cresciuti a due cifre, e dunque avevano più margine da perdere nella picchiata generale segnata dai prestiti per l’acquisto di abitazioni: Napoli su tutti; seguita da Firenze, Milano e Roma.
Lo stato dell’arte fotografato dal Consiglio nazionale del Notariato tiene conto anche di surroghe e rinegoziazioni ma è fermo al primo bimestre 2023, dunque a prima delle varie ricerche notiziate da PLTV in questi giorni, riguardanti i mercati creditizio e immobiliare alla luce dei nuovi rialzi da 25 pb della BCE: quello della settimana scorsa e il prossimo di fine luglio. Nonostante diverse città col segno +, a livello nazionale la bilancia dei notai segna un -2,7% annuo nelle transazioni, trainato dalle prime case: media che tra l’altro risulta da due percentuali opposte, il +5,43% di gennaio e il -8,68% di febbraio. In tutto il 2023 il calo si attesterebbe al -10,7% annuo, sia da acquisto tra privati che da impresa. Per i mutui il bilancio segna invece ben -23,56%, dato distribuito più uniformemente sul territorio nazionale. A sottrarsi al mercato sono soprattutto gli anziani della fascia 66-75 anni (33,3%) ma – con la fine del bonus under 36, prorogato in extremis al 30 settembre – scenderanno presto anche i giovani, gli unici rimasti a godere attualmente di un qualche sconto governativo. La riduzione del capitale erogato, 8,1 miliardi – pari al 20,7% sempre rispetto al primo bimestre 2022 – è infatti da addurre anche alla diminuzione di importi concessi per oltre 500mila euro. Continuano a calare pure le surroghe, di quasi un altro 20%, per effetto dei sempre meno variabili sottoscritti: nel corso degli ultimi 12 mesi, infatti, circa il 90% dei nuovi mutuatari ha preferito il tasso fisso.
Anche per questo boom – unito agli attenti criteri di offerta e alla domanda prudente – il livello di indebitamento resta basso e la qualità del credito buona, in particolare dei mutui ipotecari: chi li accende ha calcolato di riuscire a permetterseli. Ulteriori tutele per il settore si attendono, inoltre, dalla proposta di revisione della direttiva sul credito al consumo. Secondo il 54° Osservatorio sul Credito al dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia, nel primo trimestre 2023 il crollo dei mutui arriverebbe addirittura al -34.7% In ogni caso una discesa a 2 velocità rispetto al real estate, che può indicare: il ricorso delle famiglie al proprio salvadanaio di risparmi per comprare l’abitazione, visto che il picco dei tassi è ancora lontano; e una diminuzione del valore, ma non della quantità di immobili compravenduti. Alla casa non si rinuncia, anche perché l’affitto è diventato più proibitivo della rata. Altro indizio che allontana dallo sportello bancario e porta alla soluzione fai-da-te è la riduzione della liquidità dei depositi, -3,7% annuo secondo le ultime rilevazioni ABI di maggio (che registrano tassi sui vari prestiti comunque inferiori rispetto a quanto registrato da Bankitalia ad aprile). Ma può essere anche solo un effetto temporaneo, dovuto alla confusione del momento creata dal vortice di inflazione e caro prezzi: per i notai anche la discesa dei mutui, infatti, a fine anno si assesterebbe poco oltre il 10%, come le case.
Rispetto alle loro rilevazioni, ferme a febbraio, a maggio il “Rapporto sul Credito Italiano-Trends & Insights” appena diffuso da Experian – pur confermando il netto calo nel rapporto annuo – riporta sorprendentemente un +30% mensile di richieste di mutui a maggio, trainato da Lombardia e Campania. Una percentuale, certo, influenzata dal confronto col ribasso di aprile: “E’ ancora presto per parlare di ripresa consolidata – riconosce Armando Capone, general manager Italy -, l’utilizzo dei canali digitali e forme di finanziamento come il buy now pay later, raddoppiato in soli 3 anni su tutto il territorio nazionale, è però l’aspetto più degno di nota ed è interessante notare come intercetti soprattutto fasce di popolazione meno abituate a ricorrere a forme di finanziamento tradizionali, come le donne e i giovanissimi” specie al Sud. Ieri il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, che ha escluso al momento tasse su extraprofitti, è tornato ad appellarsi a banche e Bce: “C’è un problema di un pericolo concreto di stretta creditizia in base anche a tutto quello che arriva dal regolatore da sopra e quello che accadrà fino a giugno” quando avrà effetto il nuovo rialzo. Inoltre “esiste complessivamente la necessità del sistema bancario di aiutare in questa fase di incertezza e di transizione l’economia reale“. Il governo ha le casse semi vuote e, a quanto pare, non ce la fa più.
Credito, Non solo Mutui: gli Effetti della Stretta BCE sui Prestiti, a Famiglie e Imprese