29 Agosto 2024

Imprese, fioccano le iniziative di Green Financing: più Credito “alternativo”, meno Garanzia pubblica

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

La sinergia tra UniCredit e Confagricoltura su iniziative creditizie e servizi consulenziali per le filiere e progetti agritech, per migliorare il business in ottica Esg; inclusa la formazione per accrescere la cultura finanziaria delle imprese socie e l’accesso a strumenti di credito taylor made, anche ingaggiando altri stakeholders.
La soluzione “S-Loan Progetti Green” di Intesa Sanpaolo tra i prodotti a sostegno di Acea per gestire l’acqua nei processi produttivi delle aziende, per cui il gruppo ha stanziato 20 miliardi di euro nell’ambito del più ampio plafond creditizio da 410 mld per realizzare gli obiettivi del Pnrr.
E ancora, l’accordo delle 115 banche di BCC Iccrea con Termo per l’emissione di Green Loans in linea con le norme in materia di sostenibilità; fino alle cartolarizzazioni “verdi” di un operatore meno noto come iSwiss Bank, mirate agli investimenti in energie rinnovabili, Flussi di cassa pianificabili fino a 20 anni subito anticipabili dal mercato per destinarli a investimenti.

Sono solo 4 esempi più recenti di iniziative di green financing, in aggiunta alle agevolazioni del piano Transizione 5.0 (su cui gruppi come Iccrea, BPER e BPM si erano già portati avanti rispetto alla recente pubblicazione del decreto ministeriale) alle differenti garanzie SACE, di per sé insufficienti per una mission imponente (ma non impossible) come la trasformazione energetica dell’intero sistema produttivo italiano.
Nel primo semestre 2024 da SACE sono arrivati in tutto 26 miliardi a supporto di 51mila imprese: BNL e Banco Desio gli ultimi istituti ad aderire alle sue convenzioni. Ma l’intervento pubblico non sostiene solo la tecnologia verde: da gennaio a giugno Simest (Gruppo CDP) ha impegnato circa 5 mld di risorse per l’internazionalizzazione ed export, servendo 3.500 aziende (+225% a/a) su oltre 15.400 clienti attivi in 126 Paesi (di cui il 93% Pmi), superando i 30 mld di volumi in portafoglio (+6%).

C’è pure il Fondo per le Pmi gestito da MCC: le insolvenze sui prestiti assistiti non mostrano ricadute negative sulle casse statali ma – nota Bankitalia – il loro tasso di deterioramento è al 2% contro l’1% dei prestiti privi di garanzia. Via Nazionale resta preoccupata dal “rischio residuo” e ha chiesto agli istituti di verificare i processi sulle erogazioni perché, dai monitoraggi, è emersa più di qualche criticità: difformità nella dichiarazione dei dati, integrazioni documentali mancanti, tempistiche dei vari adempimenti non sempre rispettate, esternalizzazioni poco qualificate. Ancora una volta, ad aver inibito la domanda non sono solo il costo del denaro, il maggior ricorso all’autofinanziamento e le minori esigenze per la ristrutturazione delle posizioni debitorie pregresse: le stesse regole della vigilanza, giustamente stringenti, hanno irrigidito i criteri di concessione del credito e la rinnovata cautela si è manifestata, tra l’altro, con un incremento degli spread applicati alle posizioni considerate più fragili.
Da qui l’importanza delle suddette partnership bilaterali tra player, e tra questi ed enti/associazioni di categoria, come gli accordi siglati da Anfir (a luglio un altro con Coopfond).

La seconda leva per far riprendere quota alle erogazioni, è la finanza “alternativa”. È sempre più decisivo infatti precorrere i tempi, anticipare i bisogni e tarare la gamma di prodotti e servizi sulla specificità del contesto operativo del cliente: minibond e invoice trading – il cui funzionamento è stato illustrato in dettaglio poco tempo fa, nei PLTV Studios, da una realtà dinamica come Italfinance – sono esempi di soluzioni “innovative” rispetto ai modelli tradizionali.
La supply chain finance – ovvero l’introduzione, da parte della capocordata della filiera, di forme di sostegno al capitale circolante dei propri fornitori – rappresenta un’altra formula promettente e sta dando un ottimo contributo al turnover dell’industria del factoring: i numeri Assifact aggiornati al 30 giugno scorso ne confermano l’ottimo momento, sia pro solvendo sia pro soluto. La cessione a terzi dei propri crediti, ottenendone subito o a scadenza il valore nominale al netto dei costi di compravendita e gestione, continua a permettere alle imprese di ottimizzare la programmazione degli incassi, coprire i bisogni di liquidità e sostenere il fatturato: il cash flow, risultante dal rendiconto del bilancio d’esercizio, è tra i primi indici di interesse per valutare stabilità e salute aziendale.

Eppure, il mercato corporate prosegue a contrarsi quasi ovunque sullo Stivale. Quale che sia la finalità del prestito, la sensazione – come sta avvenendo per i mutui immobiliari – è che la dimensione “green” del giro d’affari permei e continuerà di necessità a permeare ormai ogni partnership, coinvolgendo da vicino il mondo dei confidi.
Alla fine, anche dalle grandi collaborazioni dei Big, l’incontro tra domanda e offerta termina sempre nella rete di specialisti di prodotto attiva sul posto, sulle scrivanie di consulenti e mediatori esperti conoscitori della clientela del territorio di riferimento; come dimostrato, ad esempio, dal tour intrapreso in primavera dalle nostre telecamere tra ditte e fabbriche servite dagli agenti Sella Leasing, dando voce direttamente agli imprenditori nei luoghi di lavoro: il miglior spot per il loro impegno verso l’economia locale, e l’ambiente in generale.

Garanzie, Partnership, Polizze, Economia circolare: cosa serve per rilanciare il Credito alle Imprese

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