A un anno e mezzo dall’annuncio, seguito da reiterati publiredazionali sui media, Revolut entra finalmente nel mercato del credito italiano, come se non fosse già abbastanza affollato.
Il primo prodotto con cui la fintech britannica vuole sfidare i competitor sono i prestiti personali: tra 1.000 e 50.000 euro, da richiedere e rimborsare mensilmente – in un periodo compreso tra 6 mesi e 8 anni, gestibile in maniera flessibile dal cliente – direttamente via app.
Il finanziamento non ha costi di ammortamento, commissioni di apertura o costi d’istruttoria: si paga solo il tasso d’interesse adattato al profilo di ciascun utente, che varia dal 5,45 a circa il 15,5% di Tan e dal 5,57 al 16,99% Taeg. Come nella migliore tradizione cross-selling, è necessario però aprire un conto Revolut su cui verrà versato direttamente l’importo. Se il cliente accetta di condividere i dati tramite open banking, per stimare gli indicatori di rischio, i tempi di erogazione si abbattono a pochi minuti.
Dopo successo ottenuto in altri 8 mercati che hanno fatto da “cavia” – Lituania, Irlanda, Romania, Polonia, Francia, Germania, Spagna e Portogallo – Revolut è convinta di ottenere un buon riscontro anche sulla penisola.
Dai 2 milioni di clienti italiani raggiunti a giugno, la branch italiana guidata da Maurizio Talarico punta a 2,5 a fine anno e a 3 mln nel 2025, oltre che ad espandere la gamma d’offerta a bnpl e mutui così da “realizzare la nostra strategia di conto principale – dichiara il manager alle agenzie –, ovvero utilizzato per tutte le spese importanti e i tipici servizi bancari e non più soltanto la carta per comprare su internet una tantum. Il nostro profilo utente è giovane – aggiunge –: il 60% di chi ci chiede un prestito ha meno di 25 anni, il ticket medio in Italia è sui 10.000 euro, ma a noi ne chiedono 6-7.000” . Intanto, entro dicembre arriverà anche il sospirato Iban italiano.
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