6 Marzo 2023

Lagarde: “Rinegoziare i Mutui nell’Interesse delle Banche”. E i Prestiti Green convengono

E’ la stessa Christine Lagarde a sollecitare le banche europee a rinegoziare i contratti e “alleviare il rialzo dei tassi sui mutuatari ed evitare problemi ai debitori.

Il cap sui tassi è materia “fra creditore e debitore” ma la presidente della Bce si dice “certa che molte banche siano pronte a riconsiderare le condizioni del prestito, e non per beneficenza ma perché è nel loro interesse” avere debitori sani anzichè crediti non pagati in bilancio. La stretta monetaria, seppur a piccole avvitate, nel breve termine proseguirà: la Bce non ha un tetto massimo di rialzo ma un obiettivo di inflazione del 2% dal quale non intende recedere, e l’aumento di 50 punti base del costo del denaro – il prossimo 16 marzo – non sarà di certo l’ultimo. Al momento, le famiglie italiane indebitate con mutui sono circa 3 milioni e mezzo, di cui poco meno del 40% a tasso variabile: in base ai dati Bankitalia, a dicembre 2022 lo stock dei prestiti per l’acquisto di immobili era pari a 953 milioni di euro per finanziamenti fino a 5 anni e a 426 miliardi per oltre. Le sorti del mercato immobiliare e di buona parte di quello creditizio sono strettamente legate agganciandosi al potere d’acquisto dei privati, così come alla capacità di spesa delle imprese, erose entrambe dal caro prezzi.

Abbiamo già detto su PLTV della presunta convenienza, per il consumatore, del passaggio dal variabile al fisso nel momento in cui quest’ultimo è ai massimi, tuttavia l’ultima delle periodiche simulazioni del Codacons, rilevano che oggi un mutuo a tasso variabile costa fino a 3.624 euro annui in piu’ rispetto al 2021, mentre per chi ne accende ora uno a tasso fisso l’aumento rispetto a due anni fa è di 3.144 euro. Come tutte le proiezioni del genere, si tratta di una media calcolata sull’evoluzione del Taeg, che prescinde dalle singole soluzioni di finanziamento e soprattutto dalla somma richiesta (in questo caso pari a 200 euro mensili sulla rata per un importo di 150mila euro). La costante, naturalmente, è che il costo cresce proporzionalmente alla diminuzione della durata. Lagarde non le cita ma proprio la direttiva Ue sulle cosiddette “case green” (che prevede, per tutti gli immobili residenziali, il raggiungimento della classe energetica E entro l’1 gennaio 2030) sta influenzando il business dei mutui. Edifici e abitazioni di nuova costruzione o riqualificate dal punto di vista delle prestazioni energetiche, perdono meno valore: questa rivalutazione va incontro alle sempre più stringenti le regole per l’accensione di un mutuo, aiutando gli istituti a offrire sconti e agevolazioni.

Secondo i dati MutuiOnline aggiornati a febbraio, mediamente i mutui “green” risultano di importo più alto (174mila euro contro 131mila di quelli “standard”), i mutuatari sono più giovani (37 anni contro 40) e la durata è più alta (26 anni contro 24). Rispetto a stabili e uffici energivori, per quelli efficientati le banche sono disposte a offrire taeg più bassi fino a 0,30% e dunque convengono. In sostanza, la possibilità di una rivendita vantaggiosa rappresenta una garanzia, abbassando la quota sull’erogazione da mettere a riserva. Il risultato è che nel 2022 le richieste di mutui green sono addirittura triplicate rispetto al 2021. Anche i prestiti finalizzati alla riqualificazione energetica sono sempre più comuni grazie a prodotti che, secondo le stime, permetterebbero di risparmiare oltre un punto sul tasso. Nonostante “per le banche – riconosce MutuiOnline – non sempre è possibile distinguere la motivazione del finanziamento, oltre a non garantire la certezza del salto energetico a fine lavori“.

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