4 Settembre 2024

Mutui campo di battaglia tra Banche, lo scarto tra Domanda ed Erogato resta elevato

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

E’ indubbio che, rispetto all’anno scorso, chi ha acceso un mutuo nella prima parte del 2024 è destinato a risparmiare già diverse migliaia di euro sul piano di ammortamento.

Il caro vecchio mutuo ipotecario rimane il prodotto retail di punta, se non altro per gli importi movimentati rispetto a ogni altro segmento, e nella seconda metà dell’anno si prevedono nuove vantaggiose offerte da parte delle banche, che hanno portato la media del miglior tasso fisso (scelto ormai dal 99% dei mutuatari) dal 2,5% del primo trimestre 2024 al 2,2% con cui è partito il secondo.
Livelli che non si vedevano da un paio di anni, per una rinata proposta commerciale frutto – secondo alcuni osservatori – non tanto dello stop alla stretta monetaria (fenomeno troppo recente e leggero per spiegare da solo il generale ritorno di fiamma per i finanziamenti) quanto alla maggior concorrenza tra player per strapparsi i clienti a vicenda. Una competizione resa avvincente dalla contemporanea necessità di una sempre più attenta valutazione della storia creditizia della persona, e dall’inasprimento dei criteri di accesso imposto dalle autorità di vigilanza nell’interesse di entrambe le parti: del consumatore, per scongiurarne il sovraindebitamento; dell’intermediario, per mantenerne i bilanci puliti da sofferenze.

Al momento, spread scontati e condizioni agevolative si riscontrano soprattutto nelle surroghe (comunque lontane dal 60% toccato nel 2020, al picco del quantitative easing) e, in particolare, nelle tante emergenti soluzioni verdi: con l’immobile in classe A o B, ad esempio, il mutuo Credit Agricole Greenback – tra gli ultimi lanciati sul mercato – azzera le spese di istruttoria e, tramite l’opzione Flexi, consente di cambiare il tasso da fisso a variabile e viceversa fino a 4 volte durante il rimborso. Ovvio che sul giro d’affari continuino a pesare gli elevati prezzi medi delle transazioni nelle grandi città e nelle zone dove la richiesta si conferma comunque importante; anzi per quelle in alta classe energetica salgono, rischiando così di neutralizzare, nel saldo, gli sconti dei mutui “green” per acquistarli e/o aumentarne l’efficienza nei consumi. Finora, secondo gli agenti immobiliari ascoltati da Bankitalia, il giro d’affari del real estate resta debole, nonostante anche qui stiano affiorando elementi di ottimismo.
Di sicuro il prossimo 12 settembre la BCE potrebbe dare un impulso decisivo al business, se si decidesse ad abbassare il costo del denaro di altri 25 cent: gli effetti dell’inflazione, infatti, pesano ancora sui bilanci familiari erodendo capacità di risparmio e liquidità. La pausa dell’ultima riunione di Francoforte ha freddato le limature al ribasso degli interessi, lasciando peraltro invariata l’anomalia dell’Irs inferiore all’Euribor, ma non ha appannato l’esigenza di credito degli italiani.

Spinta dai due indici – che avevano già parzialmente fattorizzato il primo taglio ai tassi di riferimento – la domanda di prestiti per comprare casa sarebbe cresciuta, secondo la Bussola CRIF-MutuiSupermarket, dell’1,9% annuo nei primi 3 mesi e del 3,4% nei primi 6. Per Weunit.it da gennaio a giugno la crescita avrebbe segnato addirittura +24%, e +30% nelle prime 2 settimane di luglio. Tuttavia il canale online, pur offrendo di per sé una lievissima convenienza per le famiglie, non è certo l’unico quando ci sono in ballo somme e durate importanti come quelli per acquistare l’abitazione: forse gli sbalzi percentuali sono dovuti anche allo svolgimento di queste analisi in Rete, dove spesso le ricerche degli utenti restano senza esito.
Lo dimostra il fatto che, rispetto alla domanda, l’erogato effettivo è ancora in flessione rispetto al 2023: gli ultimi dati ufficiali Bankitalia, relativi ancora a giugno, riportano che i prestiti alle famiglie sono diminuiti di un ulteriore 1%; mentre l’ABI calcola in -1,7% la contrazione registrata nello stesso mese.

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