Nei primi mesi del 2020, a seguito del diffondersi della pandemia da Covid-19 che, a partire dal mese di marzo, ha fortemente condizionato sia la domanda sia l’operatività degli istituti eroganti, si rileva, invece, una riduzione a doppia cifra delle erogazioni, in particolare in alcuni dei principali segmenti del mercato (prestiti personali, finanziamenti finalizzati per l’acquisto di auto e di arredamento).
Più contenuto, invece, il calo per i finanziamenti finalizzati all’acquisto di elettrodomestici/elettronica e per i flussi veicolati dalle carte rateali/opzione anche per il maggiore ricorso, nel periodo di isolamento forzato, ai pagamenti digitali. Nel post lockdown permane a livello complessivo un forte calo, con solo un parziale ridimensionamento della flessione per i finanziamenti finalizzati.
I mutui immobiliari alle famiglie consumatrici, dopo il calo del 2019, nei primi 4 mesi del 2020 risultano ancora in calo nella componente acquisto – anche a seguito dello stop alle compravendite immobiliari residenziali indotto dall’emergenza sanitaria – mentre mostrano una crescita decisa (+46.3%) nella componente altri mutui, trainata da un vero e proprio boom delle surroghe.
Queste le principali evidenze che emergono dalla quarantottesima edizione dell’Osservatorio sul Credito al Dettaglio realizzato da Assofin, CRIF e Prometeia.
Il credito al consumo
Nel corso del 2019 le erogazioni di credito al consumo sono cresciute al ritmo dell’anno precedente (+5.9% rispetto al 2018), in linea con l’evoluzione dei beni di consumo durevoli, principale categoria merceologica per la quale si fa ricorso al credito al consumo.
Nei primi quattro mesi del 2020, tuttavia, i flussi erogati hanno registrato una riduzione del –28% circa rispetto allo stesso periodo di un anno prima: la sostanziale tenuta di gennaio e febbraio, che peraltro già risentiva del peggioramento del trend in atto a partire dal quarto trimestre del 2019, è stata ampiamente superata dalla forte contrazione di marzo e aprile, legata agli effetti della pandemia da Covid-19 sugli stili di consumo delle famiglie nel periodo. Ha pesato soprattutto la notevole contrazione dei consumi durevoli, in particolare per l’acquisto di autoveicoli, dei beni destinati alla casa e alla cura della persona, a seguito delle chiusure degli esercizi commerciali e del ridimensionamento dei progetti delle famiglie, condizionate dall’incertezza sul futuro e dalle preoccupazioni economiche.
La riduzione delle erogazioni ha coinvolto tutte le forme tecniche, ma le più colpite risultano i finanziamenti finalizzati all’acquisto di auto/moto (-39% circa nei primi quattro mesi del 2020) anche per la chiusura dei concessionari e i prestiti personali, che scontano anche le limitazioni alle aperture degli sportelli/filiali degli operatori eroganti (-32%). Seguono gli altri finanziamenti finalizzati (appartenenti a settori quali arredo, elettronica ed elettrodomestici, energie rinnovabili), che dopo aver trainato il mercato del credito al consumo nel 2019 fanno registrare un calo del -28.5%. All’interno di tale categoria soffrono di più i finanziamenti destinati all’arredamento, mentre hanno mostrato una maggiore resilienza quelli destinati all’acquisto di elettrodomestici/elettronica, grazie all’e-commerce e ai finanziamenti per prodotti informatici, di cui si sono dotate le famiglie per adeguarsi alle maggiori esigenze di digitalizzazione e i finanziamenti destinati agli acquisti di impianti “green” e di beni per l’efficientamento energetico della casa, che hanno beneficiato anche della proroga delle agevolazioni fiscali e degli investimenti del settore per promuovere iniziative che possano favorire la diffusione di consumi “eco-virtuosi”.
I flussi dei finanziamenti contro cessione del quinto dello stipendio/pensione mostrano una discesa più contenuta rispetto alle altre tipologie di prestiti (-17.2%) a causa dei tempi più lunghi di evasione delle pratiche e, in alcuni casi, anche delle tecnologie messe a disposizione dalla rete di agenti in attività finanziaria che ha potuto seguire la clientela anche nei mesi del lockdown.
Infine, anche le erogazioni via carte opzione/rateali mostrano nei primi quattro mesi del 2020 un calo meno pronunciato rispetto ad altri prodotti (-16.4%), come conseguenza del maggior ricorso ai pagamenti digitali, intensificatosi durante il lockdown sia per motivi igienici sia per il più intenso utilizzo dell’e-commerce.
I mutui immobiliari
Le erogazioni di mutui immobiliari alle famiglie consumatrici, dopo il calo del 2019 (-9.2%), nei primi due mesi del 2020 sono state particolarmente brillanti, grazie a condizioni di mercato ancora favorevoli e alla convenienza del tasso fisso. Il lockdown ha determinato, invece, una contrazione dei mutui di acquisto, a seguito dello stop delle compravendite di immobili residenziali. L’evoluzione dei flussi di questa componente nei primi quattro mesi del 2020 si attesta a -9.7%.
Gli altri mutui (aggregato che comprende prevalentemente surroghe) fanno invece registrare una buona crescita (+46.3%), trainati dai mutui di surroga che hanno fatto segnare un vero e proprio boom (+135.5% nel primo trimestre del 2020), che non si è arrestato dopo il diffondersi della crisi sanitaria. Dati i tassi di riferimento ai minimi, le surroghe sono ancora estremamente vantaggiose. L’andamento riflette anche la maggiore competitività tra le banche e la crescente digitalizzazione dei servizi, che ha permesso la realizzazione delle operazioni di surroga anche nel periodo di chiusura delle filiali.
I canali di distribuzione del credito alle famiglie
Per quanto riguarda la distribuzione dei prodotti di credito alle famiglie, credito al consumo e mutui immobiliari, si osserva un ridimensionamento della quota dei flussi distribuiti tramite sportello bancario, a favore di quella dei volumi intermediati attraverso le reti di agenti e brokers, a seguito della riorganizzazione delle reti distributive delle banche che ha portato alla razionalizzazione del numero di sportelli/filiali. Anche il canale online si espande, per via dell’accelerazione del processo di digitalizzazione sia della domanda, sia dell’offerta ma anche per effetto dell’aumento dell’e-commerce
L’analisi della rischiosità del credito alle famiglie
Il rischio di credito non ha ancora risentito dello shock economico che ha investito il Paese. Nello specifico, il tasso di default (ovvero l’indice di rischio di credito di tipo dinamico che misura le nuove sofferenze e i ritardi di 3 o più rate nell’ultimo anno di rilevazione) del credito al dettaglio considerato nel suo complesso (quindi mutui immobiliari e credito al consumo) rimane stabile all’1.6% ad aprile 2020.
Nel dettaglio delle forme tecniche, i prestiti finalizzati tendono a una stabilità del tasso di default, che nella definizione a 90 giorni si attesta all’1.2% già a dicembre 2018 e prosegue su questo livello fino ad aprile 2020. Per quanto riguarda i prestiti personali, invece, ad aprile 2020 viene registrato un lieve incremento, che porta il tasso di default a 90 giorni al 2.6%, rispetto al 2.5% di settembre 2019.
I mutui immobiliari, infine, registrano un’ulteriore riduzione del tasso di default a 90 giorni, portandosi all’1%.
Le prospettive per il triennio 2020-2022
Le previsioni per il 2020 e il successivo biennio presentate nell’ultima edizione dell’Osservatorio Assofin-CRIF-Prometeia indicano che, dopo le difficoltà del 2020 dovute agli impatti della pandemia, i flussi di credito alle famiglie riprenderanno a crescere nei successivi due anni, anche grazie alla ripresa del quadro macroeconomico che alimenterà la domanda e a condizioni ancora favorevoli di funding.
I flussi cumulati di credito al consumo nel 2020 registreranno un significativo rallentamento rispetto all’anno precedente, soprattutto relativamente ai finanziamenti per l’acquisto di auto e dei prestiti personali. Il calo, tuttavia, sarà inferiore rispetto a quanto già evidenziato in questi ultimi mesi nell’ipotesi di graduale miglioramento nella seconda parte dell’anno dei consumi delle famiglie, che pur rimarranno condizionati dalla maggiore incertezza. Nel successivo biennio ci si aspetta un progressivo recupero dei consumi, soprattutto nella componente dei beni durevoli, che sosterrà le erogazioni di prestiti al consumo.
Nel corso del 2020 le erogazioni di mutui per acquisto di abitazione registreranno una forte caduta nella componente dei nuovi prestiti, sia per le difficoltà fisiche di procedere all’acquisto imposte dal lockdown sia per l’incertezza che rimarrà nella seconda parte dell’anno sui tempi di ritorno alla normalità e sulle prospettive di reddito sulla situazione lavorativa. Al contrario, la componente delle surroghe e sostituzioni continuerà a crescere nell’anno, anche se a ritmi progressivamente più modesti nei prossimi mesi. Nel complesso le erogazioni torneranno a crescere nel biennio successivo, guidate dai nuovi prestiti.
Per quanto attiene alla rischiosità del credito alle famiglie, nel 2020 gli effetti del lockdown porteranno a un prevedibile aumento del tasso di default, sia nel comparto dei mutui che in quello del credito al consumo, ma l’incremento sarà contenuto grazie alle misure governative a sostegno dei redditi ed alle moratorie sul credito. Le previsioni indicano un peggioramento della rischiosità nel corso del 2021 per il progressivo esaurirsi degli effetti delle misure introdotte e il ritardo nella formazione di crediti deteriorati, prima di assistere a una nuova riduzione nel 2022. Proseguiranno le cessioni di crediti non performing che consentiranno la riduzione dei tassi di sofferenza e, in generale, dell’NPL ratio del settore.
Infine, il cambiamento delle abitudini di vita quotidiana introdotto dalle misure di lockdown ha accelerato l’adozione di modelli di comportamento da parte dei consumatori, che già si stavano affermando nell’epoca “pre-Covid”. In particolare, sempre più clienti utilizzano strumenti digitali non solo per i pagamenti, dove l’utilizzo è già elevato, ma anche nelle modalità di contatto con gli operatori. Per gli operatori finanziari è quindi ancora più importante accelerare il processo di cambiamento del modello di servizio, adeguando anche i piani di investimento in tecnologia e capitale umano necessari per ampliare l’offerta di servizi attraverso una strategia omnicanale. Questo cambiamento si accompagnerà a una progressiva razionalizzazione e ripensamento della struttura fisica e porterà a una diffusione di partnership con player tecnologici, volte a valorizzare le diverse specializzazioni e a completare l’offerta degli operatori di minore dimensione.