17 Aprile 2024

Prestiti alle Imprese: raffica di Partnership in corso, la Solidità delle Banche schiva il Credit Crunch

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

Il momento no vissuto dal mercato dei prestiti alle imprese continua a inizio 2024, ed è già possibile iniziare a tirare qualche somma.

Anche con la discesa dei tassi di interesse prevista a partire dal vertice Bce del 6 giugno il costo del denaro si manterrà nell’anno in corso sui livelli medi toccati nel 2023, non riuscendo certamente a compensare i 6 rialzi decisi da Francoforte l’anno passato: partendo da questo assunto, l’Istat ha calcolato che almeno un quarto delle 800mila imprese italiane, specie del terziario, andrebbe in sofferenza.
Per Crif il tasso di default delle società di capitali dovrebbe raggiungere il 3,5% a fine 2024 dal 2,39 di dicembre 2023: percentuali ben distanti dall’8% raggiunto nel 2013 che dimostrano, come per le famiglie, una resilienza oltre le aspettative considerando che dal 2020 hanno affrontato chiusure per pandemia semi ristorate, difficoltà di approvvigionamento di materie prime, impennata dei costi energetici e, infine, l’accoppiata tassi/inflazione e le rinnovate tensioni geopolitiche globali. Bankitalia riporta che dal 2008 i debiti aziendali sono cresciuti in quasi tutti i Paesi Ue tranne che in Italia, dove risultano inferiori al 70% del Pil nazionale contro una media europea che supera il 100%. Le ragioni della bassa insolvenza vanno ricercato nell’autofinanziamento a cui sono ricorse le imprese ma soprattutto nella capitalizzazione e solidità del sistema bancario, esibita dai recenti bilanci 2023, oggi senza tutti quei crediti incagliati che negli anni passati hanno messo a repentaglio la concessione del credito. Entrambi gli attori, imprese e intermediari, hanno retto alla grande agli shock. Certo il ricorso a risorse proprie e i criteri di concessione più stretti applicati dalle banche, per ottenere quei brillanti esercizi e ottemperare alle regole della vigilanza, ha inevitabilmente contratto la domanda.

Da gennaio a metà marzo le operazioni accolte dal Fondo di Garanzia per le Pmi riformato dal governo sono scese di un ulteriore 10,1% annuo, da 42.130 a 37.880 domande in numeri assoluti, ormai verso i livelli pre Covid. L’importo erogato è calato nello stesso periodo addirittura del 20,7%, da 7,7 a 6,1 miliardi di euro; mentre quello del finanziamento medio ha perso il 17%, calando da 180mila a 149mila euro. E’ cominciata dunque in salita la missione, annunciata dall’esecutivo, di voler garantire attraverso il Fondo 55 mld di nuovo erogato contro i 46,2 veicolati nel 2023. Lo strumento gestito da Mediocredito Centrale, in vigore per un anno, punta inoltre a valorizzare l’azione di microcredito dei Confidi, abilitati a chiedere garanzie per operazioni fino a 80mila euro, ma va coadiuvato da accordi bilaterali.
Per questo nelle ultime settimane stanno spuntando fuori tante partnership tra banche e istituzioni come la BEI e, in particolare, l’Anfir che – tramite due protocolli d’intesa firmati con Unicredit e Cassa Centrale – punta proprio a efficientare l’incentivazione pubblica, razionalizzando e standardizzando gli aiuti economici comunitari stanziati col Pnrr. Definire schemi tipo in relazione alle misure agevolative gestite dalle finanziarie regionali – coerentemente con il quadro normativo regolamentare vigente e la disciplina delle autorità cui sono soggetti gli istituti – e favorire informazione e formazione sulle tecniche innovative di finanziamento agevolato alle aziende potenzialmente beneficiarie, sono solo due degli obiettivi della collaborazione.

Credito: Imprese e Famiglie, il 2024 dei Clienti Bancari

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