La Francia è tra le economie Ue messe meglio, ma difficilmente scamperà a una leggera recessione durante l’inverno.
Forse, grazie al nucleare, il problema energetico è meno avvertito. Anche oltralpe però l’inflazione frena la spesa delle famiglie, aumentano gli oneri finanziari, i consumi ristagnano, calano fiducia dei consumatori e domanda di esportazioni. Secondo l’analisi dell’EY European Bank Lending Economic Forecast, la lieve crescita del Pil si deve soprattutto agli investimenti delle imprese: al 2,5% previsto complessivamente da Oxford Economics per il 2022, seguirà appena un +0,2% l’anno prossimo. Secondo l’Insee, l’ufficio statistico nazionale transalpino, il tetto del governo agli aumenti delle bollette energetiche e uno sconto di 30 cent al litro sul carburante ha mantenuto l’inflazione di 2,5 punti percentuali sotto quella dei principali Paesi europei.
Tuttavia l’aumento annuo del 6,2% dei prezzi al consumo registrato a ottobre, dopo il +5,6% di settembre, è il dato più alto dal giugno 1985. Le prospettive sul futuro restano incerte anche per i costi delle materie prime e le oscillazioni valutarie dell’euro sul dollaro, la Francia ha però in comune con i “competitor” dell’Eurozona, la crescita dei prestiti al settore privato nel corso del 2022, soprattutto alle imprese. I prestiti sono aumentati +6,7% annuo nel terzo trimestre, dopo il +6,2% del secondo.
Anche se i prestiti ipotecari sono rimasti forti rispetto agli standard pre Covid, gli elevati livelli di indebitamento delle famiglie e i rialzi dei tassi di interesse da parte della Bce iniziano a pesare sulla domanda di mutui per la casa: un mercato che mostra segni di raffreddamento. Lo stock è cresciuto del 6,3% su base annua nel terzo trimestre, in calo dal 6,7% del secondo, ma il business non sembra indebolirsi come altrove in Europa.
L’ultima indagine sui prestiti bancari della Bce ha rilevato che solo il 18% delle banche segnalano una minore domanda di mutui a fronte del 71% della Germania. Pure i tassi ipotecari sono inferiori: a settembre, quello medio transalpino era all’1,68% contro il 3,03% tedesco. Sul fronte crediti deteriorati, inoltre, non è previsto un aumento importante dei prestiti in sofferenza: sui mutui, che rappresentano quasi la metà del debito privato, le banche sono parzialmente protette da potenziali perdite attraverso l’assicurazione sui mutui e gli obblighi legali dei mutuatari.
In sintesi, EY prevede che i prestiti bancari complessivi diminuiranno dello 0,8% nel 2023. I prestiti ipotecari aumenteranno del 5,7% nel 2022, ma solo dell’1% nel 2023, il dato più basso dal 2014. Il credito al consumo, invece, è aumentato del 4,2% nel terzo trimestre 2022 rispetto al 3,6% del precedente. In complesso quest’anno aumenterà del 2,2% ma, a causa delle suddette criticità, nel 2023 scenderà di -1,4% (prima contrazione dal 2013), riguadagnando il 2,1% nel 2024.
Per quanto riguarda i prestiti alle imprese: aiutato dalle garanzie sugli aiuti statali, lo stock è cresciuto del 7,8% annuo nel terzo trimestre. Ora, i maggiori costi sostenuti dalle aziende per energia e produzione non potranno sostenere ancora a lungo la crescita dei prestiti: è data al 6,6% nel 2022 ma a -2,5% nel 2023, primo calo in 14 anni. Come in gran parte dell’Ue, anche in Francia nel 2024 è attesa la ricrescita di tutte le forme di prestito. Un +2,6%, distribuito fra: 1,9% di mutui, 2,1% di credito al consumo e 3,4% di prestiti alle imprese. I prestiti totali dovrebbero aumentare poi di un ulteriore 3,4% nel 2025.