10 Settembre 2024

Prestiti in calo anche a Luglio, ma cresce la platea di Clienti (e resta il Gender Gap)

di Giuseppe Gaetano, editor in chief

I finanziamenti al settore privato hanno continuato a contrarsi anche a luglio: -1,6% annuo, come a giugno, la variazione negativa registrata dal bollettino pubblicato oggi da Bankitalia.

In dettaglio, i prestiti alle famiglie si sono ridotti dello 0,6% (-1% il mese precedente) mentre quelli alle imprese del 3,9% (-3,4%), nonostante le parallele modeste oscillazioni dei tassi di mercato: gli interessi sui mutui si sono collocati al 3,94% (4,02%); quelli sulle nuove erogazioni di credito al consumo al 10,51% (10,29%); quelli sui finanziamenti alle aziende al 5,27% (5,26%).
Le percentuali di Palazzo Koch sembrerebbero in aperta contraddizione – lato consumer – con la crescita al 52,7% (+2,6% a/a) della platea di italiani maggiorenni con almeno un contratto di credito rateale attivo, riscontrata da Mister Credit al primo semestre 2024. La discrepanza è forse spiegabile con la diminuzione a 278 euro (-13,9%) dell’importo medio mensile rimborsato dalle famiglie, segno di una ricerca di sostenibilità da parte di clienti e intermediari. L’esposizione residua si mantiene infatti stabile a 35.167 euro (+0,8%); dunque meno operazioni, in assoluto e pro capite, ma “spalmate” su più teste. Dalla mappa aggiornata dall’area di CRIF che si occupa di soluzioni educational, arriverebbero in sostanza nuove conferme di come i cittadini non smettano di rivolgersi a banche e mediatori creditizi per sostenere acquisti e investimenti, nonostante il costo del denaro ancora alto e i prezzi al consumo che come al solito non vogliono saperne di seguire la discesa dell’inflazione.

Il rapporto ribadisce la ripresa dei finanziamenti e lo sviluppo degli small ticket. Quasi metà dei contratti in essere è rappresentato da prestiti finalizzati (47,7%), che vedono aumentare leggermente sia la rata media mensile (134 euro) che l’esposizione residua (+1,5%), comunque contenuta sotto i 6mila euro. Il 28,7% dei prodotti accesi afferiscono alla linea dei prestiti personali, la cui rata resta stabile a 250 euro mentre l’esposizione cala sui 17.600 euro (-3,4%). Il 23,6% è costituito invece da mutui ipotecari: qui aumentano i contratti attivi (+22,3%) e l’esposizione resta invariata attorno a 101.000 euro.
Nonostante gli spauracchi mediatici, ancora nessun allarme dalla sostenibilità del debito: secondo l’ultimo report Assofin-CRIF-Prometeia, il rischio di credito sul totale dei finanziamenti retail è salito all’1,4% a marzo, rimanendo quindi su livelli di allerta assolutamente moderati.

Passando dal quadro nazionale a quello territoriale, la situazione appare notevolmente composita rispecchiando la specificità dei fattori economici e sociali locali, già affiorata in estate dalle relazioni di Bankitalia sulle economie regionali. La regione con la quota più elevata di residenti con un rapporto di credito risulta la Valle d’Aosta (62,3%), seguita da Toscana (59,5%) e Lazio (58,2%). All’estremo opposto il Trentino Alto Adige (28,7%), forse perché è la regione con la rata più onerosa (406 euro) anche rispetto a Lombardia (319) e Veneto (306). I rimborsi più leggeri, poco sopra i 230 euro, sono al Sud e nelle Isole, che di conseguenza hanno un’esposizione residua più che dimezzata in confronto al Nord. Per interpretare correttamente la dinamica, va però considerato che in province e comuni settentrionali – dove redditi e prezzi delle case sono generalmente superiori al resto del Paese – si rileva un’importante incidenza di mutui immobiliari, che com’è ovvio movimentano cifre molto più grandi degli altri segmenti considerati.
Venendo al profilo dei soggetti finanziati, questi si concentrano chiaramente nelle fasce di età “centrali” dai 30 ai 60 anni: oltre 3 su 4 sono 41-50enni e solo il 27,2% appartiene al range 18-30 anni, più attivo su prestiti finalizzati e buy now pay later. Quanto al sesso, la componente maschile è sempre maggioritaria (58,5%).

Quest’ultimo dato fa il paio con un’altra ricerca da poco diffusa da Bravo, in base alla quale le donne tendono a contrarre meno debiti degli uomini – il 37% contro il 43% dei 9mila utenti intervistati – maturando oltre 3.000 euro di passivo in meno: un gender gap nell’accesso al credito dovuto alle disparità nel trattamento retributivo e nella stabilità occupazionale, che si traducono inevitabilmente in minori garanzie da fornire agli istituti. L’84% del campione femminile analizzato è ultra 40enne, il 65,2% ha un contratto a tempo indeterminato e il 43,4% è impiegato in attività commerciali e nei servizi (ma c’è pure un 8,6% disoccupato): i prestiti personali sarebbero la prima causa del loro indebitamento (75,9%); seguono staccate carte revolving (15,3%), carte di credito (5,2%) e fido bancario (2,3%).
Ad ogni modo, anche nello studio della fintech emerge come le iniziative di educazione finanziaria, messe in campo negli ultimi anni dai player del settore, stiano lentamente cominciando a dare i loro frutti: le esigenze di liquidità immediata vengono sempre più contemperate dai cittadini alla necessità di una gestione oculata delle risorse, per evitare insolvenze; senza rinunciare all’abitazione, alla vacanza o all’elettrodomestico.

Mutui, la “scalata” degli Intermediari. Credito al consumo, la CQ non conosce crisi

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