Termina il 127° Consiglio Nazionale di Fabi (Federazione Autonoma Bancari Italiani), tre giorni di lavoro e oltre 1.500 ospiti.
PLTV riporta un estratto dello speech conclusivo del segretario generale di Fabi Lando Maria Sileoni,
«Le regole della BCE non possono essere pagate da chi lavora in banca.
Dal 2014, la vigilanza sulle banche europee, italiane comprese, è passata alla BCE e, da quel momento, sono state introdotte regole troppo stringenti sul settore. Una rigidità eccessiva, che la classe politica non ha contrastato. Regole che hanno spinto e stanno spingendo le banche a modificare i loro modelli di business, favorendo l’aumento della vendita di prodotti finanziari e assicurativi a discapito dei prestiti, in costante calo e sempre meno rilevanti. Tutto questo produce le indebite pressioni commerciali, esercitate dai vertici delle banche sulle lavoratrici e sui lavoratori bancari, che ormai hanno raggiunto livelli inaccettabili».
«Ci siamo aperti al mondo. Siamo riusciti, in tanti anni di lavoro, a far passare l’idea che possiamo parlare di tutto, interessarci di tutto, trovare delle risposte, parlare di economia, di lavoro, se serve di politica. Mantenendo, sempre, la nostra distanza dai partiti», questo un punto focale della replica del leader Fabi.
«Ogni giorno – continua Sileoni – quello che scegli, quello che pensi, quello che fai è quello che diventi: noi sappiamo leggere il momento in cui viviamo, dando un senso, in un’epoca cosi difficile, alla nostra vita. Come diamo un senso al nostro lavoro di sindacalisti, come diamo una risposta alla categoria che rappresentiamo? Con il trasferimento delle nostre esperienze di vita e di lavoro, che rappresentano l’aspetto più importante del lavoro che facciamo…».
Il cambiamento, poi, parola chiave del nostro presente e futuro, che, per essere gestito, «va metabolizzato, ma anche apprezzato, deve anzi diventare uno stile di vita. Il senso del concetto è solo uno: il cambiamento in atto, l’inevitabile evolversi del mondo, anche e soprattutto del mondo del credito, va gestito all’interno della categoria. Evitando radicalmente ogni condizionamento politico. E il segretario generale lo dice chiaramente: «Dobbiamo riuscire a risolvere le nostre situazioni all’interno del settore perché il giorno in cui dovremo metterci nelle mani del governo, di qualsiasi governo, sarà la fine della categoria».
E l’arma per continuare a proteggere la categoria è soltanto una, Lando Sileoni lo ricorda, se mai ce ne fosse bisogno, alla sua squadra: la difesa del contratto collettivo nazionale di lavoro. «La protezione del contratto nazionale è l’unica garanzia per la nostra categoria»…