3 Aprile 2023

Tassi, +25 punti base e Stop: meno Mutui, più Crediti Deteriorati

di Giuseppe Gaetano, chief editor

Dopo 350 punti base in 9 mesi, gli analisti – al di là degli annunci di Lagarde – vedono comunque avvicinarsi la fine del ciclo rialzista della Bce, su cui s’è già instradata per altri motivi la Fed. 

Le banche europee sono ben capitalizzate, lo ripetono tutti, ma aumenta il rischio di credito: “Gli effetti della stretta della politica monetaria cominciano a farsi notare, a febbraio abbiamo avuto 1 miliardo in più di sofferenze rispetto a gennaio, nonostante le continue e massicce vendite di crediti deteriorati” ha avvertito alcuni giorni fa il presidente dell’Abi, Antonio Patuelli -. I prestiti sono rallentati dal 3,6% al 3,2% per le famiglie e dal 6,1% al 5,7% per le imprese non finanziarie: l’accesso al credito è un dato che andrà tenuto d’occhio nei mesi a venire” ha spiegato, sollecitando il governo l’approvazione della delega fiscale con gli incentivi fiscali alle imprese che investono: il Pnrr da solo non basta. Pure per Crisbis Credit Management il 2022 ha registrato un’inversione di tendenza del rischio di credito con 4 trimestri consecutivi di incremento e, alla luce del presente quadro macroeconomico, prevede che continui a crescere nel 2023 nei tassi di default bancari.

Anche l’ultimo bollettino diffuso dalla Bce rileva in tutta Europa una minore domanda di prestiti e una maggiore onerosità delle condizioni di offerta, tradottesi in un calo generale dell’erogazione di credito e in un innalzamento del costo dell’indebitamento. Una stretta monetaria oltranzista e impaziente, che non attente i tempi tecnici necessari perché le avvitate producano il loro effetto sull’inflazione, porta a un “peggioramento della situazione finanziaria delle aziende – avverte infine Confindustria in un recente studio -, perché a parità di indebitamento accresce il peso degli oneri finanziari e scoraggia i progetti di nuovi investimenti“, impatta “sulle famiglie e sugli interessi sui mutui variabili” e “si riverbera, gradualmente, sul canale del credito: che diventa più caro e meno accessibile“. Il fatto che l’Euribor non abbia più seguito linearmente l’ultimo rialzo di 50 punti base, scendendo di circa 30 centesimi rispetto alla settimana precedente, sarebbe un ulteriore segnale dell’approssimarsi dello stop all’aumento del costo del denaro da parte di Francoforte.

Forse altri 25 cent e basta ma, nel frattempo, le rate degli ultimi mutui stipulati a tasso variabile sono aumentate tra il 60% e il 75% da luglio scorso. E saliranno ancora. Secondo un’indagine di Nomisma per Esdebitami Retake, società benefit attiva nel settore creditizio, 1 famiglia su 4 teme di avere difficoltà a pagarle regolarmente con i tassi passati in media dall’1,93% di maggio 2022 al 3,79% di febbraio 2023. A queste condizioni, ad esempio, secondo Facile.it il 18% dei mutuatari lombardi che l’anno scorso ha acceso un prestito per comprare casa oggi non rispetterebbe più il rapporto rata/reddito minimo per farne richiesta. Gli ultimi dati Crif di inizio marzo parlano di un -25% annuo di mutui stipulati a cui contribuiranno sia i consumatori, assediati dal caro vita, che gli istituti di credito, più guardinghi sulla solvibilità futura di molti dei potenziali debitori. Imprese incluse.

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