di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Come atteso dagli analisti, nella riunione odierna la Bce ha tagliato il tasso sui depositi dello 0,25%, portandolo al 3,75%; ma per l’aggiustamento tecnico causato dal nuovo quadro operativo in vigore dal 18 settembre, il tasso sui rifinanziamenti principali cala in realtà al 3,65 dal 4,25% e quello sui prestiti marginali dal 4,50 al 3,90%: ben 60 punti base in meno per entrambi.
“E’ stata una decisione assunta all’unanimità – ha detto la presidente Christine Lagarde in conferenza stampa –, stiamo procedendo come normalmente facciamo cioè guardando ai dati, meeting by meeting, e ci conforta il fatto che stiamo andando verso il target: la direzione del nostro percorso è ovvia, ovvero in discesa, ma non predeterminata in termini di sequenza e volume“.
Il board di Francoforte ha confermato le previsioni sull’inflazione al 2,5% nel 2024, al 2,2 nel 2025 e all’1,9 nel 2026: se confermate, le aspettative dei mercati sono di un taglio di altri 25 centesimi il 12 dicembre (con una pausa quindi nel meeting del 17 ottobre) e poi con cadenza trimestrale nel corso dell’anno prossimo.
In Italia per i pochi e sempre meno mutui a tasso variabile la sforbiciata si tradurrà, nell’immediato, in una ventina di euro di risparmio sulla rata, che aumenteranno però nei prossimi mesi con il graduale allentamento della politica monetaria. Per ora, tuttavia, la differenza di risparmio col tasso fisso resta mediamente oltre i 130 euro al mese, aumentando con la durata del rimborso.
Per ribaltare la convenienza dei due finanziamenti, TeleMutuo calcola che ci vorrebbe un taglio di almeno 175-185 punti base, dunque – in base alle condizioni attuali – ancora diversi anni. D’altronde, i piani di ammortamento ora arrivano anche a 40 anni e la prospettiva a lungo termine non va dimenticata.
Rispetto al recente passato “il costo di un mutuo a tasso fisso appare sicuramente elevato, ma ci troviamo su livelli ancora estremamente convenienti in una analisi storica – spiega l’AD del comparatore, Andrea Pennato -. Nonostante l’arretramento registrato dall’Euribor, sceso dal 4% di circa un anno fa al 3,47% di oggi” sarà difficile “che il parametro possa tornare sui livelli di settembre 2022, quando l’indice a un mese registrava una media sotto l’1%“.
Ad agosto l’attesa della riduzione del costo del denaro ha abbassato anche l’Irs di una ventina di pb e l’eccezione del fisso meno caro appare dunque destinata a proseguire a lungo visto che “non teme rivali, con offerte che arrivano talvolta a posizionarsi addirittura sotto il 3%”. Non a caso, secondo Facile.it nei primi 8 mesi del 2024 le surroghe al fisso hanno raggiunto il 28% della richiesta totale (+8% a/a), con indici Tan che nelle migliori offerte online partirebbero dal 2,79%.
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