di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Come ampiamente atteso ieri la Bce ha lasciato fermi al 4,5% per la quarta volta consecutiva i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento, nonostante l’inflazione rivista al ribasso: in media al 2,3% nel 2024, al 2% nel 2025 e all’1,9% nel 2026.
Rivista al ribasso, però, anche la stima di crescita economica nell’Eurozona: 0,6% nel 2024, 1,5% nel 2025 e 1,6% nel 2026, sostenuta prima dai consumi e poi dagli investimenti. Per iniziare a tagliare “abbiamo bisogno di più dati e prove – ha spiegato in conferenza stampa la presidente Christine Lagarde -, ne sapremo un po’ di più ad aprile e molto di più a giugno“, quando è attesa la prima sforbiciata al costo del denaro. Cosa accadrà, fino ad allora, al mercato del credito italiano?
Le ricerche sul mercato dei mutui immobiliari, rilasciate in questo periodo da società e organizzazioni, sono relative ancora al 2023: l’ultima in ordine cronologico è stata diffusa sempre ieri dall’Agenzia delle entrate, secondo cui il settore residenziale ha chiuso l’anno con quasi 710 mila transazioni (-10% annuo, diffuso in tutto le aree del Paese) anche se nel quarto trimestre il calo si è fermato al 3,3%, evidenziando una prima inversione di tendenza. Identiche cifre assolute e percentuali (710mila, -10%) sono state riportate l’altrieri dall’Osservatorio Fiaip, che registra però fiducia per il 2024 nella sua rete di agenti, nonostante la fine del Superbonus 110%, grazie all’effetto congiunto di una serie di aspettative: allentamento della stretta monetaria, riduzione del caro vita, prezzi delle case fermi. La federazione, inoltre, registra per il terzo anno consecutivo la crescita di vendite di immobili ristrutturati con elevate prestazioni energetiche (il 38% del totale di questa classe di edifici) e una sempre maggiore attenzione degli acquirenti all’APE (il 62% del campione).
Qualche giorno prima Bankitalia ha documentato un quarto trimestre stabile per le compravendite: la domanda resta debole e in un caso su 3 la difficoltà a reperire un mutuo causa la cessazione dell’incarico a vendere; tuttavia anche per questi operatori, intervistati tra gennaio e febbraio, vi sono segnali di possibile miglioramento nell’anno in corso. Un paio di settimane fa, infine, era stata la Fabi a calcolare – al 30 settembre 2023 – un calo delle transazioni dell’11,8% (a 507.879 unità) specie tra i nuovi stabili: senza dubbio più costosi ma – come quelli ristrutturati del rapporto Fiaip – energeticamente efficientati e dunque più rivalutabili in ottica di finanziamento green, tanto per il cliente quanto per l’intermediario.
In ogni analisi le condizioni di finanziamento inasprite da Francoforte si confermano il principale fattore frenante dei due business gemelli, immobiliare e creditizio. Per Fabi, al terzo trimestre 2023 le case comprate con un mutuo sono scese al 41%; per l’Agenzia delle entrate, nel quarto hanno toccato il 37%: al 31 dicembre il capitale di debito ammontava a circa 9,3 miliardi di euro, 2,3 in meno in 12 mesi. Numeri “ai minimi storici” secondo Bankitalia. Il massiccio ricorso a risorse proprie, ha finito per aumentare a oltre 37 anni l’età media dei mutuatari spostare l’obiettivo dell’acquisto: Fiap rileva un aumento della finalità di investimento, per ottenere una rendita da locazione (+28%), e delle seconde case (+1,5%); contemporaneamente, Fabi riporta una progressiva discesa dei beneficiari delle agevolazioni prima casa al 62% dal 68,4 del 2021 e dal 65,3 del 2022. Per MutuiOnline attualmente la residenza si ferma al 53,3% delle finalità e forse non a caso Facile.it fissa alla stessa percentuale, 53%, la quota di under 36 sul totale richiedenti a fine 2023, ulteriormente calata al 49% a inizio 2024.
In attesa di dati ufficiali aggiornati, non c’è motivo di ritenere che oggi il trend abbia cambiato rotta. Colpa dell’estrema rapidità con cui il tasso base è schizzato da 0 a 4,5%, triplicando gli interessi in 2 anni: 10 rialzi consecutivi da luglio 2022, prima della serie di break da fine ottobre scorso, per un incremento di 295 punti che da solo ha portato lo stock di mutui a segnare nel 2023 una perdita dopo i +17 e i +18,3 mld registrati nel biennio precedente. Se a dicembre è stato toccato il picco, tuttavia il taglio dei tassi che ridarà fiato al giro d’affari difficilmente comincerà prima della riunione del 6 giugno. In quella dell’11 aprile è atteso un quinto break ma – visto che spesso e volentieri gli indici anticipano le mosse della Bce e variano in funzione dei futures – intanto una mini svolta è già iniziata per i mutui a tasso fisso, e presto o tardi toccherà inevitabilmente anche ai variabili. A gennaio l’Euribor a 3 mesi è rimasto sul 3,93% di dicembre; mentre per apprezzare un trend ribassista sull’Irs, più ballerino, la prospettiva va allargata sul medio periodo.
La contrazione del Tan applicato (sotto il 2,9% nelle migliori offerte per il fisso contro l’oltre 4,6% per il variabile) rilancia nel frattempo le domande di surroga, salite a gennaio al 37,7% delle richieste complessive a gennaio secondo MutuiOnline, e al 25% nei primi due mesi del 2024 secondo Facile.it: +17% circa sia sull’ultimo trimestre 2023 che a livello annuo, trainate dai giovani tra 26 e 35 anni. Significa che le attuali condizioni del mercato sono migliori perfino delle vecchie agevolazioni under 36, di cui hanno presumibilmente goduto. L’ultima rilevazione di Facile.it ha spostato più avanti l’asticella del risparmio, riducendolo leggermente rispetto alla precedente valutazione: ad oggi le banche si appresterebbero a ridurre le rate di un variabile medio (126.000 euro in 25 anni, con LTV stabile al 70%) di una decina di euro al mese a partire da aprile, per salire a massimo 22 euro tra maggio e giugno, e passare quindi a circa 67 a fine 2024 (quando l’Euribor a 3 mesi scenderebbe attorno al 3%) e a 100 euro entro giugno 2025 (con l’indice di riferimento al 2,65%). Anche per questi analisti, dunque, le prospettive per il 2024 sono di una sia pur leggera ripresa del business.
E il resto dei prestiti? Qui la svolta è cominciata già lo scorso autunno, quando il costo del denaro si è stabilizzato, e forse una vera crisi non c’è mai stata. Abbiamo già visto su PLTV che il comparto del credito al consumo non ha subito lo stesso impatto dei mutui, sebbene abbia ugualmente conosciuto dalla seconda metà del 2022 continui incrementi dei costi dei finanziamenti per tutte le tipologie di richiedenti. Segugio.it ha calcolato che i tassi medi dei prestiti personali erogati sono scesi dal 9,02% dell’ultimo trimestre 2023 all’8,83% di gennaio-febbraio 2024 e che la finalità più richiesta rimane la liquidità (26,2% del mix), seguita da acquisto di auto usate (20,3%) e consolidamento debiti (18,8%). Anche in questo settore aumenta l’età media dei richiedenti.
Anche le cessioni del quinto sono cresciute di circa 200 punti base: da inizio anno i tassi sulla pensione calano dal 7,84 al 7,64% mentre per i privati salgono da 7,38 a 7,56% e per i pubblici da 5,66 a 5,80%, pur consentendo ancora di risparmiare sul rimborso rispetto a un prestito personale. Secondo le simulazioni del comparatore: su un finanziamento di 20mila euro decennale richiesto da un dipendente pubblico di 62 anni residente a Milano, un prestito personale ha il Tan dell’8,50%, Taeg del 9,15% e rata mensile di 248 euro; mentre in una CQ il Tan scende al 5,87%, Taeg al 6,03% e la rata mensile a 221 euro. Inoltre, per la prima volta dal 2020 gli importi medi erogati per una CQ sono scesi sotto i 20mila euro, il che dimostra come la tipologia di prodotto sia ormai interessante anche per chi ha bisogno di piccole somme. “Ci aspettiamo che i tassi calino nei prossimi mesi – ribadiscono gli esperti del comparatore -, anche se il mercato dei prestiti a breve termine mostra sempre una minore reattività alle variazioni del costo del denaro rispetto ai mutui. Ai consumatori consigliamo di non aspettare ma di scegliere con attenzione tra prestito personale e cessione del quinto: una cessione del quinto può abilitare un risparmio significativo, ma solitamente i prestiti personali sono più rapidi da ottenere“.
Credito al Consumo e Buy Now Pay Later: Trend di Mercato e Impatto sui Consumatori