di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Ci sono voluti oltre 6 mesi all’Inps per lavorare insieme al ministero del Lavoro le pratiche, ma da inizio settembre dovrebbero finalmente partire le primissime erogazioni – agevolate col tasso d’interesse all’1% (+0,50% di ritenuta per spese amministrative) – riguardanti l’anticipo del Tfs-Tfr ai dipendenti statali in pensione.
Secondo Plus24, sono circa 7mila le domande arrivate dal primo febbraio 2023. Uno scacco alle banche, inchiodate dagli aumenti del Rendistato – a luglio, sommato allo 0,4% di spread fisso, ha toccato il 4,3% (dallo 0,78% di gennaio 2022) -, che potrebbero invece richiedere fino a 2.000 euro di interessi sull’anticipo massimo di 45.000. Il giro d’affari a livello nazionale si muove sui 7 miliardi l’anno, come emerso in un recente talk show su PLTV con BNL e Prestitalia. Per l’esperimento, di durata triennale, l’istituto di previdenza ha stanziato circa 300 milioni di euro: non è escluso che, se le richieste crescessero, il budget per l’iniziativa debba essere rimpinguato.
I lunghi tempi di erogazione fanno perdere potere d’acquisto alla liquidazione, che finito il rapporto di lavoro cessa di essere indicizzata all’inflazione: chiaramente per i lavoratori iscritti alla gestione separata del cosiddetto Fondo Credito è auspicabile che, una volta rodata, la macchina burocratica statale li accorci anche rispetto ai 180 giorni previsti ufficialmente dalla delibera. Chi non ha versato lo 0,15% dello stipendio a questa sorta di welfare integrativo, anche dopo il pensionamento, è fuori dalla partita e – alla luce dei fondi a disposizione – all’orizzonte non s’intravedono provvedimenti legislativi atti ad allargare l’attuale platea di destinatari.
Ancora nessuna notizia invece da governo e parlamento – che proprio oggi riprendono i lavori dopo la pausa estiva – a proposito del recepimento della seconda sentenza in 4 anni con cui a fine giugno la Corte Costituzionale ha bocciato i ritardi, per tutti, nel pagamento della stessa somma complessiva del trattamento, dilatati 10 anni fa per fronteggiare la crisi del debito: da allora per l’accredito rateale sul conto corrente bisogna attendere almeno un anno nell’uscita per vecchiaia e 2 per anzianità o dimissioni volontarie; ma in certi casi, per i pensionati Quota 100 si può arrivare addirittura fino a 5. Il testo della sentenza, che peraltro giudica onerosa l’operazione dell’anticipo agevolato rispetto alla liquidazione in toto, dev’essere necessariamente tramutato in legge per avere efficacia. Altrimenti, i sindacati minacciano class action collettive. Resta la nota stonata del prelievo dell’1%, da parte dello Stato, su un diritto acquisito del contribuente riguardo il proprio salario, peraltro già tassato a parte.
Anticipo TFS, a Breve la Decisione su Tempi e Modi della Liquidazione