di Giuseppe Gaetano, editor in chief
Inflazione a doppia cifra, rialzo dei tassi d’interesse, crisi energetica e geopolitica legata alla guerra in Ucraina: poteva essere una tempesta perfetta sull’economia e sul settore assicurativo italiano. invece “non è andata così” ha esordito la presidente Maria Bianca Farina, nella sua relazione all’assemblea annuale dell’ANIA, martedì 4 luglio a Roma.
Questo non significa che manchino ombre e criticità nel futuro. Nel 2022 gli indici di solvibilità delle compagnie sono rimasti su “livelli di assoluta sicurezza: due volte e mezzo i minimi di legge“. Il volume degli investimenti è stato pari a ben 900 miliardi di euro, tuttavia la redditività del settore si è ridotta. Nei Rami Danni, l’aumento generale dei costi ha rialzato il combined ratio nonostante la raccolta in crescita del 4,6% a 35,7 miliardi (trainata esclusivamente da rami diversi dalla Rc auto) e l’ulteriore +11,4% segnato nel primo trimestre 2023 dai premi danni non auto.
Ma è nei Rami Vita che si è concentrata in particolare Farina: un comparto dove diminuzione della raccolta e aumento di minusvalenze nette ha portato a un vistoso calo dei risultati di esercizio, passati in 12 mesi da 4,3 a -0,4 miliardi. Al -11% registrato dai premi vita, pari a 94 miliardi, hanno contribuito più i prodotti linked (-27,4%) che i classici contratti di ramo I (-2,6%). Nel 2022 questi ultimi “si sono dimostrati l’unica asset class in grado di proteggere integralmente i risparmiatori“. Il saldo entrate/uscite si è dimezzato in un anno, restando tuttavia ancora positivo per 16 miliardi, ma “nei primi quattro mesi del 2023 si è invece registrata una raccolta netta negativa per 7 miliardi” provocata soprattutto dalla concorrenza di altri rendimenti, che ha spinto i riscatti anticipati.
Inevitabile, a tal proposito, un riferimento al dossier Eurovita, “unico nella storia assicurativa italiana” e “innescato proprio dal repentino rialzo dei tassi”: si tratta però di “una compagnia di medio-piccole dimensioni che, come puntualizzato dall’Ivass, era caratterizzata da specifiche debolezze”. Farina ha inoltre annunciato che altre compagnie potrebbero aggiungersi, nel prosieguo, ai 5 big aderenti al salvataggio.
Come risolvere l’impasse dei prodotti vita? La presidente ANIA lancia alcune idee: “misure ad hoc che limitino l’effetto sugli assicurati di perdite realizzate cedendo titoli minusvalenti a fronte di riscatti“; come pure “un sistema di garanzie variabili nel tempo, ad esempio per 3-5 anni, ma saldamente ancorate agli andamenti dei tassi risk free“; mentre sui prodotti linked “vanno ridotti i vincoli quantitativi agli investimenti idonei e allineate le possibilità di offerta del settore assicurativo italiano a quelle di altri settori dell’industria finanziaria e di altri paesi“. Più in generale, bisogna: “valorizzare l’investimento assicurativo a medio e lungo termine” per famiglie e imprese; “estendere ai prodotti assicurativi tradizionali l’agevolazione sui rendimenti, a favore dei risparmiatori, sui cosiddetti investimenti qualificati” tra cui i PIR; e infine concludere rapidamente la riforma di Solvency II.
La seconda parte della relazione di Farina, incentrata sulle sfide che ci attendono, è stata invece dominata da due temi: invecchiamento progressivo della popolazione e cambiamento climatico: a quest’ultimo argomento EMFgroup ha dedicato un corposo “After Event” dell’IPF 2023, da ultimo parlandone in esclusiva proprio con l’ANIA. Ormai non ha più senso definirlo “rischio” essendo diventato una certezza. Su entrambi i temi è stato rivolto un appello al governo per un forte sviluppo, non più rinviabile, di una partnership che integri risorse pubbliche e private.
Riguardo l’aumento dell’aspettativa di vita dei cittadini, si pone il problema di come garantire un’adeguata assistenza socio-sanitaria al popolo di over 80, che “crescerà dagli attuali 4 milioni a circa 5,5 milioni tra vent’anni (+37%) e a circa 7 milioni dopo un ulteriore quarto di secolo (+75%). Già oggi – ha aggiunto Farina – la spesa totale privata per integrare prestazioni pubbliche come pensioni (20%), sanità (46%) e assistenza (34%) supera i 100 miliardi. E’ sostenibile? No“.
Per quanto concerne i danni catastrofali provocati dal clima sappiamo come l’assicurazione sia fondamentale per limitare le perdite, così come la cura del territorio per la prevenzione del rischio: “Se si includono anche i terremoti, la quota di danni assicurati non supera il 14% del totale: è di gran lunga il dato più basso fra i principali paesi europei. Nella classifica globale del Resilience Index di Swiss Re, l’Italia oggi è 29esima su 39 paesi considerati“. Inevitabile dunque, anche in questo ambito, “un sistema ex ante pubblico-privato che poggi sulla mutualizzazione dei rischi” e “il quadro perché ciò avvenga c’è: si chiama Pnrr“.
Un’ultima nota, infine, sull’Intelligenza Artificiale: la leadership regolatoria Ue è necessaria per garantire la privacy dei dati dei clienti e uno sviluppo governato delle nuove tecnologie, purché le norme non frenino velocità, flessibilità e innovazione di tali tecnologie – su cui l’ANIA punta molto – in grado di “offrire ai clienti nuove polizze e nuovo valore aggiunto“.
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