20 Dicembre 2022

BCC, dopo la Lombardia anche la Campania semplifica la Burocrazia per le Banche territoriali

Il Consiglio regionale della Campania ha approvato ieri all’unanimità un ordine del giorno che impegna la Giunta a schierarsi al fianco delle 11 Banche di credito cooperativo con sede legale nella regione, per sostenere radicamento territoriale e semplificazione normativa.

Oggi, infatti, la Bce le considera appartenenti a un gruppo più vasto e prevede ingombranti conseguenze di natura regolamentare. La politica riconosce così “il ruolo peculiare nella promozione dello sviluppo locale delle banche di credito cooperativo quali istituti finanziari di prossimità territoriale ispirati a principi e valori mutualistici” ha commentato il presidente della Federazione delle Banche di comunità di Campania e Calabria, Amedeo Manzo. Con 153 sportelli e 329 Atm distribuiti in 112 comuni, in metà dei quali rappresentano l’unica presenza bancaria, le Bcc campane costituiscono “un modello di banca attento alla redditività sociale mantenendo anche negli ultimi anni di congiunture difficili il presidio locale al servizio della clientela con un ruolo attivo a favore dello sviluppo delle economie locali, dell’inclusione, della promozione della stabilità e della concorrenza“.

La finanza mutualistica – aggiunge Manzo – reinveste il risparmio sul territorio in cui è stato raccolto, poiché il 95% degli impieghi deve essere erogato nell’area di competenza” e favorisce “l’accesso all’edilizia sociale, credito alla piccola imprenditoria, sostegno alle comunità energetiche, valorizzazione dei piccoli borghi nelle aree interne”. Manzo ricorda, infine, che le Bcc del Mezzogiorno hanno sostenuto il finanziamento dell’economia reale sia durante la doppia recessione tra 2008 e 2013, che nel corso della pandemia Covid. Prima della Campania, anche la Lombardia aveva assunto una posizione analoga. “Le potenzialità operative – si legge in un documento delle Bcc – sono negativamente limitate da un regime di controlli iperburocratico del tutto inconferente con le caratteristiche di questa peculiare figura di istituti mutualistici e di prossimità. Tali limitazioni discendono da una normativa europea che impone adempimenti burocratici del tutto inappropriati per banche con una simile dimensione e relative caratteristiche operative“.

Tali criticità – continua la nota – non si verificherebbero se le stesse Bcc non fossero attualmente qualificate dalle prassi di vigilanza dell’unione bancaria quali banche significant, ovvero significative sotto il profilo del rischio, a causa di una illogica disciplina prevista dalla Bce secondo cui anche le banche less significant, ovvero con un’attività inferiore ai 30 miliardi quali sono tutte le Bcc italiane, che fanno parte di un gruppo bancario significant vengono classificati a loro volta individualmente quali banche significant. Tale illogica previsione comporta che il regime giuridico della singola banca non discende come sarebbe giusto dalle sue caratteristiche dimensioni soggettive, ma dall’appartenere a un gruppo più vasto con pesanti conseguenze di natura regolamentare, amministrativa, informativa e di requisiti patrimoniali”.

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