di Piergiorgio Giuliani, vice direttore PLTV
Cristoforo Colombo non aveva ancora intrapreso il suo viaggio alla scoperta delle Americhe, che a Siena nasceva la prima banca al mondo: il Monte dei Paschi di Siena…
Una banca che ha attraversato i secoli portando ricchezza in Italia, soprattutto alla Toscana.
Non c’è, in pratica, istituzione pubblica o privata che non sia sostenuta da Banca MPS in Toscana.
Per anni la Banca ha devoluto al territorio parti cospicue dei propri utili per opere di interesse sociale.
Poi, da banca modello di gestione e di vera pubblica utilità, all’ improvviso il Monte dei Paschi di Siena cambia pelle. I debiti si accumulano e vengono mascherati con operazioni speculative. Si crea il problema Banca Monte dei Paschi di Siena.
Negli ultimi anni vari consigli di Amministrazione si sono susseguiti ed hanno lavorato stoicamente per cercare di risollevare questa “balena spiaggiata” della finanza italiana.
Ho avuto il piacere di intervistare la Professoressa Bariatti al tempo in cui era Presidente dell’Istituto (https://www.pltv.it/pl-business-life/stefania-bariatti-la-mia-vita-da-presidente-di-mps) e ne ricavai l’impressione di una professionista integerrima, preparata e determinata.
Nello stesso Consiglio di Amministrazione sedeva la professoressa Lucia Calvosa, prima donna italiana Presidente di un gruppo bancario, attualmente Presidente di ENI.
Lucia Calvosa, posso affermare per esperienza diretta, è un banchiere serio, preparato e di specchiata moralità.
Professionisti di questo calibro hanno cercato in tutti i modi di risollevare le sorti di uno dei più importanti Istituti bancari italiani, da sempre al fianco delle imprese e delle persone.
Finalmente Banca MPS è tornata a macinare utili ma il suo destino pare segnato: non più una banca capogruppo bensì una controllata, forse destinata a smembrarsi in parti diverse.
Le ultime notizie parlano di trattative con Unicredit, il quale sarebbe pronto ad acquistare la parte produttiva della banca, lasciando alle tasche dei cittadini italiani il compito di ripagare gli NPL.
“E io pago!” diceva Totò…ma in un film comico: qui non c’è nulla da ridere.
Non entro in considerazioni legali, sono altri che devono occuparsene. Non entro neppure in argomentazioni tecniche che necessiterebbero di una conoscenza di bilanci, documenti e relazioni di cui non sono in possesso.
Preferisco raccontare alcuni episodi da me vissuti…
Antonveneta era una banca cresciuta rapidamente: da piccola banca di provincia in pochi anni, tramite acquisizioni e fusioni, agli inizi degli anni 2000 era diventata il settimo gruppo bancario italiano sotto la guida di Pontello. La morte del regista della crescita della Banca aveva portato Antonveneta in grandi difficoltà.
Per risolverle fu chiamato al timone Piero Luigi Montani, banchiere con una solida reputazione di risolutore di crisi.
Montani arrivò in Antonveneta con una sua squadra di manager (al tempo sui giornali erano chiamati i “Montani boys”). Questa squadra lavorò alacremente e cambiando l’organizzazione, il sistema dei controlli, riequilibrando i prezzi dei prodotti e adottando nuove strategie commerciali riportò la banca in utile.
Tuttavia per risanare una banca non basta un mandato di 3 anni: la mia esperienza dice che in 3 o 4 anni si cura una malattia, poi ne servono anche di più per una adeguata convalescenza. Le ricadute portano spesso a malattie ancora più gravi.
Purtroppo non vi fu il tempo sufficiente per curare e assistere la convalescenza di Antonveneta: una feroce battaglia per il controllo della Banca fra la Popolare di Lodi e l’olandese ABN AMRO portò ad un rallentamento dell’azione di risanamento. ABN AMRO alla fine, nel 2005, conquistò Antonveneta e portò le sue strategie. Secondo la loro visione la strategia doveva cambiare e prendere spunto da quanto fatto dal gruppo nel mercato brasiliano, dato che nei pensieri dei manager di ABN AMRO Italia e Brasile sono entrambi paesi latini e quindi sovrapponibili come mercati. Lascio ai lettori intuire gli effetti che questo cambio di strategia ebbe sulla banca!
Nel 2007 ABN AMRO su anch’essa oggetto di opa dalla cordata formata da Royal Bank of Scotland, Fortis e Banco Santander.
Il gruppo ABN AMRO fu diviso fra le banche della cordata e Antonveneta fu attribuita a Banco Santander.
Banco Santander, so per informazione diretta, fece fare immediatamente almeno un assessment esterno sulla banca e almeno 2 sui manager della stessa.
Dopo quegli assessment Banco Santander mise Antoveneta in vendita e l’acquistò il Monte dei Paschi di Siena ad un prezzo monstre di 9 miliardi di euro, senza Interbanca che fu venduta a parte per quasi un miliardo.
Tutto questo senza una due diligence da parte della banca presieduta al tempo dall’avv. Mussari, come riportano tutti gli articoli che ne hanno trattato.
A me, spettatore in parte esterno alla vicenda, sorge spontanea una domanda: Una banca che compra un’altra banca che dopo una fase di risanamento era stata bloccata da una guerra per l’acquisizione, poi gestita come una banca brasiliana e la paga il 50% in più del prezzo di pochi mesi prima senza controllare cosa compra, che tipo di gestione ha?
Le cronache hanno dato la risposta. Fortunatamente da alcuni anni banchieri di livello l’hanno amministrata e finalmente è tornato l’utile.
Adesso il Governo dovrebbe dare una sistemazione definitiva a Banca Monte dei Paschi di Siena. E il Governo conosce bene la situazione, infatti Mario Draghi al tempo dell’acquisizione di Antonveneta da parte del Monte dei Paschi di Siena era il Governatore di Banca d’Italia e successivamente di BCE che sovrintende alle Banche di grandi dimensioni dei vari Stati dell’Unione Europea.
Monte dei Paschi di Siena merita un destino adeguato alla prima banca nata al mondo…però io non voglio pagare i debiti contratti e non voglio che li paghino in futuro le mie figlie: neppure loro lo meritano. Ci deve pensare il mercato.
Termino con il mio solito appello: comprate prodotti italiani, di aziende che pagano le tasse in Italia, utilizzate aziende di consulenza italiane e visitate il nostro bel Paese. Il PIL aumenterà e tutti ne beneficeremo.
Alla prossima.