18 Dicembre 2022

Più Credito al consumo, meno Prestiti alle imprese, Tassi mutui verso il 6%: il report FABI sulla stretta Bce

Con il costo del denaro aumentato dalla Bce di mezzo punto percentuale al 2,5%, l’orizzonte del 6% per gli interessi sulle rate dei prestiti appare sempre più vicino.

Lo indica un’analisi, sull’ultima delle strette monetarie che Francoforte proseguirà ad avvitare anche nel 2023, diffusa dalla Federazione autonoma bancari italiani nel weekend: “Se i tassi medi si sono attestati, nel mese di ottobre, attorno a quota 3,2% quando il costo del denaro era al 2% – segnala la Fabi -, sul mercato alcuni intermediari propongono, già oggi, mutui con interessi superiori al 5%“. Si salvano quelli a tasso fisso già contratti con le banche, per i mutui a tasso variabile “quando i tassi d’interesse caleranno e diventeranno più favorevoli, sarà possibile estinguerli con uno nuovo più vantaggioso” sostiene il segretario generale del sindacato, Lando Maria Sileoni. Non è un caso, comunque, che la compravendita di immobili abbia rallentato nel terzo trimestre 2022, con l’indice dei prezzi delle abitazioni sceso dell’1% rispetto al +2,3% registrato dall’Istat nel trimestre precedente.

In dettaglio: negli ultimi 5 anni i mutui ipotecari sono risaliti di oltre 46 miliardi di euro (+12,2% da 379,1 a 425,2 mld); il credito al consumo di quasi 12 miliardi (+11,7% da 102,5 a 114,4 mld); mentre gli altri finanziamenti sono calati di più di 4 miliardi (-2,9% da 144,7 a 140,5 mld). Nelle imprese si è registrata una riduzione complessiva dei finanziamenti pari a 11,4 miliardi (-1,7% da 678,5 a 667 mld). Il calo ha riguardato soprattutto i prestiti di breve periodo, per 65,8 miliardi (-30,3%), e non ha compensato la crescita registrata invece nei prestiti oltre i 5 anni, aumentati di 59,39 miliardi (+19,9%). In quelli a medio termine, fino a 5 anni, la contrazione è stata di 4,9 miliardi (-3,0%). Dal 2018 il credito alle famiglie è aumentato di 54 miliardi, un +8,6% che ha portato lo stock da 626,2 a 680,2 miliardi. L’accelerazione ha riguardato in particolare mutui prima casa e prestiti al consumo. Guardando infine i primi 10 mesi del 2022, i finanziamenti delle banche alle famiglie sono cresciuti in media del 2,6%, contro l’1% dei prestiti erogati alle imprese.

Sebbene l’incremento complessivo sia un segnale di tenuta del sistema dei finanziamenti, la relazione mostra segnali di preoccupazione e tensione per tutte le categorie, in particolare per il sistema produttivo del Paese, sull’orlo di un nuovo credit crunch. Questo proprio mentre – secondo la ‘congiuntura flash’ di dicembre di Confindustria – aumenta il rischio di stagnazione per l’economia italiana, l’inflazione alta e persistente frenerà i consumi sostenuti finora dall’extra-risparmio accumulato, destinato ad essere ulteriormente eroso dal caro energia. Il rialzo dei tassi, per il Centro studi dell’associazione degli industriali, scoraggia gli investimenti e “zavorra” i bilanci delle imprese. Secondo Assiom Forex, quella degli operatori dei mercati finanziari, “per i gestori non sarà facile assicurare dei buoni rendimenti contro l’inflazione, in presenza di grande volatilità dei mercati“.

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