di Piergiorgio Giuliani, vice direttore
Si continua a parlare di guerra fra Russia e Ucraina, raccontando storie di battaglie, senza quasi mai entrare nel dettaglio di cos’è realmente quel conflitto e quali siano le parti coinvolte.
Ormai è chiaro che non si tratta di una guerra fra due Stati, ma di un conflitto che è solo uno dei modi di palesarsi della contrapposizione fra due modi di vedere l’equilibrio mondiale.
Da una parte l’Occidente, rappresentata militarmente dalla NATO, dall’altra i paesi dirigisti, rappresentati dai BRICS.
Il Santo Padre, pochi giorni fa, ha parlato di “segrete stanze in cui si pianifica la guerra”.
I media occidentali continuano a raccontare storie preconfezionate, poi puntualmente smentite dai fatti e non ho dubbi che anche “dall’altra parte” si faccia lo stesso.
Ad esempio: “le sanzioni economiche metteranno in ginocchio la Russia.” Il PIL della Russia quest’anno è stimato in crescita circa il doppio di quello europeo;
“I soldati russi sono male equipaggiati e combattono con le vanghe.” La Russia sta bombardando almeno 5 volte più degli Ucraini e nel solo mese di Luglio la produzione di armi in Russia ha raggiunto la stessa quantità di tutto il 2022.
Il 23-24 giugno dell’anno scorso si è tenuto in Cina il XIV vertice dei Brics dal titolo “Promuovere la partnership BRICS di alta qualità, inaugurare una nuova era per lo sviluppo globale”. Brics è un acronimo inventato nel 2001 da un banchiere di Goldman Sachs per rappresentare la “mappa della crescita” del futuro e includeva alcuni dei più importanti Paesi emergenti o a medio reddito dell’Est e Sud del mondo. I Brics oggi rappresenta il 42% della popolazione mondiale, 26% delle terre emerse, il 25% del PIL e il 20% del commercio globale (con una importante presenza della produzione industriale e delle catene di approvvigionamento globali), e ha un ritmo di crescita economica maggiore rispetto ai Paesi occidentali.
Nel discorso di apertura il Leader cinese Xi Jinping ha espresso la visione della Cina dello sviluppo globale, che mira a valorizzare l’armonia, l’inclusività, lo sviluppo pacifico, i vantaggi reciproci e le soluzioni vantaggiose per tutti. Xi ha ribadito che, l’ordine mondiale è ormai multipolare, e che quindi i BRICS devono “abbandonare (fra di loro ndr) la mentalità da Guerra Fredda e di confronto tra gruppi, opporsi alle sanzioni unilaterali e all’abuso delle sanzioni per superare l’egemonia e le piccole cerchie“. Xi ha aggiunto che le sanzioni contro la Russia sono “arbitrarie” e “un boomerang, un’arma a doppio taglio che finiranno solo per danneggiare i propri interessi così come quelli degli altri, e infliggere sofferenza a tutti”. In gioco c’è la stabilità dell’economia globale, soprattutto dei Paesi più poveri colpiti dalla crescente inflazione e dalle crisi del debito, della sicurezza alimentare ed energetica e della gestione delle supply chains.
In ogni caso nessuno dei Paesi BRICS ha aderito alle sanzioni economiche occidentali contro la Russia. Il motivo per cui i paesi BRICS si sono tutti rifiutati di aderire a tali sanzioni è perché condividono la stessa antipatia per le sanzioni unilaterali imposte dall’Occidente. Per i Paesi BRICS (e per molti degli aspiranti BRICS Plus) “è ormai chiaro che le potenze occidentali salvaguardano i propri interessi egemonici attraverso sanzioni, senza alcun riguardo per gli interessi delle economie emergenti e in via di sviluppo, e per portare nuove incertezze e rischi al mondo. Dietro le sanzioni c’è l’egemonia del dollaro”.
E proprio per affrancarsi dal dollaro, questi Paesi hanno deciso di effettuare tra di loro i pagamenti con le rispettive valute. Stanno inoltre valutando l’ipotesi di costituire una valuta comune, convertibile in oro.
Già adesso hanno costituito una propria banca, la Nuova Banca di Sviluppo Brics, per gli investimenti e utilizzano un sistema di incassi e pagamenti alternativo a quello occidentale, collegando vari sistemi locali.
Fra pochi giorni, dal 22 al 24 agosto, si terrà il prossimo vertice BRICS a Johannesburg, in Sudafrica.
In quel contesto verranno valutati tempi, modi e quali dei 13 paesi che hanno ufficialmente presentato domanda di ingresso nei Brics fare entrare: Emirati Arabi Uniti (UAE), Arabia Saudita, Bangladesh, Venezuela, Argentina, Indonesia, Etiopia, Bahrain, Messico, Nigeria, Algeria, Egitto e Iran.
Ed ecco che la guerra Russo-Ucraina assume tutta un’altra connotazione.