In vista della riunione del comitato direttivo della Bce, in programma giovedì 8 settembre a Francoforte, S&P Global Ratings ha pubblicato un report dove sostiene che “la Bce deve fare molto di più sui tassi, poiché le prospettive di inflazione a breve termine continuano a deteriorarsi, mentre l’attività e il mercato del lavoro rimangono abbastanza resistenti”.
Sylvain Broyer, chief economist Emea di S&P Global Ratings ha spiegato che per tornare in territorio neutrale “come minimo la politica monetaria dovrebbe aumentare il tasso di deposito di 100 punti base rispetto a quello attuale”.
Secondo quanto riferisce Radiocor, due membri del Consiglio direttivo della Bce hanno dato risposte pubbliche diverse alla domanda su quale sia la velocità giusta per tornare alla normalità. “Uno di loro – precisa Broyer – predilige la determinazione alla cautela, il che sarebbe in linea con un aumento di 75 punti base nella riunione di domani. L’altro, preoccupato per le condizioni di finanziamento, forse anche in maniera comprensibile visto che la curva dei rendimenti a termine si è invertita, ritiene che una serie di piccoli passi sia la prassi migliore. Un modo per conciliare le due posizioni sarebbe quello di allargare il corridoio dei tassi d’interesse. Lo spread tra il tasso di deposito e il tasso di prestito marginale è piuttosto ridotto. Aumentare il tasso di deposito di 50 punti base, incrementando al contempo il tasso repo e il tasso di rifinanziamento marginale di 75 punti base, potrebbe contribuire a normalizzare ulteriormente le condizioni monetarie senza sconvolgere eccessivamente le condizioni di finanziamento”.
Intanto, guardando all’andamento dell’economia, le stime di Eurostat indicano che nel secondo trimestre dell’anno il prodotto interno lordo nell’area euro è salito dello 0,8% rispetto al trimestre precedente e del 4,1% rispetto allo stesso trimestre del 2021.
Nella sola UE il Pil è salito a livello congiunturale dello 0,7%, del 4,2% a livello tendenziale. Nel primo trimestre del 2022 la crescita era stata più robusta: del 5,4% nell’area dell’euro e del +5,5% nell’Ue. Tra i vari Stati Membri si registra in Olanda il maggiore incremento congiunturale (+2,6%): segue la Romania (+2,1%) e la Croazia (+2%). Decrementi sono, invece, osservati in Polonia (-2,1%), Estonia (- 1,3%), Latvia (-1%) e Lituania (-0,5%).