di Giuseppe Gaetano, chief editor
E’ riuscita a destare allarme fino in Italia la tremenda scia sismica che ieri in Siria e in Turchia (foto) ha provocato quasi 5mila morti secondo un bilancio provvisorio e danni ancora incalcolabili. Sappiamo di essere un Paese a rischio terremoti e, quando accadono, portano via i beni più preziosi: le vite umane e le loro case.
Eppure, come per molte altre sciagure, ci si muove soltanto dopo che queste accadono, a caldo, e solo finché dura la paura. Quando a fine gennaio il cesenate è stato scosso da una scia sismica che nel picco superato i 4 gradi della scala Richter (anche questo è un parametro che può determinare premio e risarcimento), telefoni e mail di diverse compagnie di assicurazioni hanno iniziato ad andare in fibrillazione con richieste di informazioni sulla loro copertura o la possibilità di estenderla per mettersi al riparo da un evento che rischia di portare via tutto, a famiglie e imprese. “Solo il 15% di chi ha sottoscritto una polizza casa ha aggiunto anche quella legata alle calamità naturali” rivelò nell’occasione un assicuratore Allianz, Daniele Lungarini, intervistato dai media locali.
Non c’è solo il terremoto tra i disastri “naturali” approcciati dagli utenti in maniera fatalistica ma incendi, fulmini, scoppi come frane, nubifragi, grandinate, trombe d’aria e altri fenomeni atmosferici – associabili anche a polizze infortuni – resi sempre più frequenti e pericolosi dai cambiamenti climatici, tanto da meritare una polizza a parte, più difficile da sottoscrivere interamente online e bisognosa di consulenza vista la posta in gioco della copertura. I numeri crescono troppo lentamente, se ne sottoscrivono poche – secondo l’Ania intorno al 5% delle strutture che ne avrebbero bisogno – e scoperte nell’estensione ai diversi cataclismi che possono verificarsi.
Secondo un recente report di Legambiente, dal 2010 a oggi il nostro Paese è stato interessato da oltre 1.300 eventi estremi, di cui quasi la metà dovuti alle piogge. Eppure l’accordo tra governo e compagnie assicurative per rendere tali polizze obbligatorie è rimasto solo annunciato: in questo momento, la maggior parte dei contribuenti vivrebbe la decisione come un’ulteriore tassa. In Francia e Spagna lo Stato fa da riassicuratore di ultima istanza in caso di fondi sufficienti; in Regno Unito e Nord Europa esistono meccanismi semi-volontari o a forte incentivazione. In ogni caso, per garantire la mutualizzazione dei rischi, resta necessaria una partecipazione congiunta pubblico-privato. Intanto, da noi bisognerebbe cominciare a semplificare i prodotti, proceduralmente ma anche linguisticamente.
La sottoscrizione è complessa, richiedendo un’analisi personalizzata di ogni singola fattispecie, e non propriamente economica (nonostante sia senza imposte e detraibile al 19% ai fini Irpef). Visto che le franchigie sono importanti e lo Stato da solo non può ricostruire tutto, il nuovo codice della Protezione civile diventato legge nel 2018 prevede che in caso di terremoto chi abbia un’assicurazione si veda rimborsata l’eventuale differenza tra l’indennizzo previsto dal contratto e il reale valore del bene (con tutto ciò che l’abitazione conteneva), più una cifra pari ai premi assicurativi versati nei 5 anni precedenti. Certo assicurare il patrimonio immobiliare non può essere il salvagente per una gestione solo straordinaria ex-post e un’alternativa alla corretta realizzazione delle opere, alla messa in sicurezza del territorio e all’informazione dei cittadini, attraverso un piano di comunicazione che li renda consapevoli dei rischi catastrofali che corrono.
https://www.pltvbroker.it/2023/01/23/danni-climatici-la-grande-fuga-dal-rischio-inestimabile/