Per l’anticipo agevolato del Tfs-Tfr ai dipendenti pubblici fino a 45mila euro gli interessi praticati dalle banche sono arrivati a rasentare il 5% a causa della corsa del rendistato generale, arrivato a febbraio al 3,804% dal 3,662% di gennaio.
Il dato comunicato dalla Banca d’Italia è praticamente quintuplicato rispetto a solo un anno fa, quando fa viaggiava intorno allo 0,8%. A seconda delle cause di cessazione del rapporto di lavoro, i dipendenti pubblici oggi aspettano la liquidazione anche 5 anni. Unicredit è tra le ormai poche banche che aderiscono all’accordo Abi per l’anticipo agevolato, messo fuori gioco dall’offerta praticata dallo stesso Inps (a chi è iscritto al Fondo credito): tutto l’importo meno l’1% di interesse e lo 0,5% di spese di amministrazione, in tempi che comunque non sono proprio rapidissimi.
Attualmente, la lavorazione online della pratica arriva fino a 6 mesi. L’adesione al Fondo, inoltre, comporta un ulteriore prelievo dello 0,15% sulla pensione. Infine, prima di erogare la somma l’ente previdenziale recupera eventuali morosità su precedenti finanziamenti. Il 10 maggio è attesa però una sentenza della Corte Costituzionale sulla legittimità delle norme riguardanti il pagamento differito, introdotte durante il governo Monti, che potrebbe costringere lo Stato a saldare, secondo stime dei sindacati, circa 10 miliardi di trattamenti in stand-by. Una cifra che metterebbe in crisi i conti dell’esecutivo.
Tfr-Tfs anticipati con Tasso all’1%, l’Inps “competitor” delle Banche è un Paradosso