Il pianeta dei 192 Confidi italiani, fra maggiori e minori, verso un riposizionamento strategico: non solo più enti di garanzia dei crediti, ma advisor in settori in cui il mondo delle piccole e piccolissime imprese, spina dorsale dell’economia nazionale, è ancora in ritardo, come la sostenibilità ambientale e i nuovi strumenti finanziari.
Telecamere di PLTV.it presenti giovedì 29 febbraio a Roma, presso la sede di Unioncamere, per la presentazione del Rapporto 2024 sui “Confidi in Italia”, redatto dal Comitato Torino Finanza. Al microfono del nostro editor in chief Giuseppe Gaetano, nell’ordine: il presidente del Comitato Torino Finanza, Vladimiro Rambaldi; il direttore generale di Confidare, Andrea Ricchiuti; il direttore generale di Confirete, Giuliano Sanlorenzo; la responsabile marketing di Confidi Systema, Valeria Pengue; il responsabile sviluppo business d Neafidi, Roberto Gaido; e l’amministratore delegato di Fidimed, Fabio Montesano.
“Quello dei Confidi – afferma Rambaldi – è un mondo in grande trasformazione, che sta affrontando un importante sforzo di riqualificazione professionale, di specializzazione consulenziale e di digitalizzazione. Un numero crescente di Confidi, lavorando anche in sinergia con le associazioni di categoria di riferimento, si sta dotando di applicazioni capaci di fornire un quadro complessivo degli assetti economico-finanziari delle imprese, offrendo le informazioni di base per individuare, laddove necessario, le azioni più opportune per consolidare la struttura gestionale aziendale. Senza dimenticare il ruolo di educazione alle PMI perché si conformino ai principi ESG, cioè di rispetto di determinati standard i in materia ambientale, sociale e aziendale, che potranno avere ricadute positive nei rapporti di filiera, nell’accesso alla grande distribuzione o nel presidio dei mercati esteri”.
Nel Rapporto emerge che al 31/12/2023 i Confidi italiani sono 192, 32 Confidi maggiori (soggetti alla vigilanza di Banca d’Italia, possono erogare credito diretto e svolgere una serie di attività complementari a supporto delle aziende associate) e 160 Confidi minori (iscritti nell’elenco OCM, soggetti alla vigilanza dell’Organismo Confidi Minori, detengono attività finanziarie inferiori ai 150 milioni di euro). Il numero di questi ultimi è in diminuzione di 8 unità rispetto al 31 dicembre 2022: nel corso del 2023 sono infatti stati cancellati dall’elenco OCM 10 Confidi e ne sono stati iscritti 2. Il numero dei Confidi maggiori è invece rimasto stabile. I Confidi maggiori sono concentrati soprattutto al Nord (63% del totale), la maggior parte dei confidi minori è invece localizzata nelle regioni del Mezzogiorno (56%).
Al 31/12/2022 i Confidi italiani detenevano complessivamente 8,4 miliardi di euro di stock di garanzie, di cui 6,4 miliardi dei Confidi maggiori, in calo del 7% rispetto al 2021. Nel corso del 2022 le garanzie emesse sono state pari circa 2,8 miliardi, in leggera flessione rispetto al 2021 (2,9 miliardi). L’85% del flusso (2,4 miliardi) è generato dall’operatività dei Confidi maggiori, che nel 2022 hanno visto l’ammontare dei flussi di garanzie emesse rimanere pressoché stabili (-1%); i confidi minori invece hanno fatto registrare una contrazione del 19% rispetto al 2021 (addirittura la flessione è del 57% rispetto al 2020): la causa risiede soprattutto nella fine delle politiche pubbliche relative all’emergenza Covid-19. I dati sulle dinamiche dei flussi sembrerebbero suggerire una tendenza a una sempre maggiore concentrazione degli stock di garanzie presso i Confidi maggiori.
Sia i confidi maggiori che i confidi minori presentano dotazioni patrimoniali consistenti in relazione ai rischi assunti. I dati sono invece peggiori per quanto riguarda la sostenibilità economica dei confidi: la grande maggioranza sia dei maggiori che – soprattutto – dei minori non è in grado di produrre valore dalla propria operatività core, ossia l’emissione di garanzie sul credito, e presenta dati in ulteriore peggioramento rispetto al 2021.
I Confidi più smart, messi di fronte al progressivo ridimensionamento del business legato alla garanzia mutualistica, hanno riscoperto e rinnovato la propria funzione di “prossimità”, facendosi facilitatori dell’introduzione in azienda di nuovi strumenti e di nuove politiche gestionali e riconquistando poco a poco un ruolo importante nell’affiancamento delle imprese e nel loro accompagnamento sul mercato dei capitali. E ciò per tre motivi: il progressivo potenziamento dei servizi on line delle banche a discapito della presenza sul territorio; l’aumento anche per le aziende di piccole dimensioni di adempimenti e obblighi, legati anche alle norme sulla prevenzione della crisi; la progressiva introduzione di vincoli e di parametri di valutazione ESG nei rapporti commerciali e finanziari.
In sostanza, i Confidi si stanno facendo sempre più promotori di un percorso di diffusione culturale, finalizzato a far conoscere i diversi strumenti finanziari e gestionali a disposizione dell’imprenditore e, soprattutto, a introdurre in azienda una visione strategica più flessibile, che faciliti anche il ricorso a soluzioni innovative laddove ne ricorrano le condizioni. I Confidi hanno assunto un ruolo da advisor e non è un lavoro facile: che si tratti di strutturare un minibond, di offrire un finanziamento online o di proporre l’anticipo delle fatture, è abbastanza complicato riuscire a superare quelle barriere, innanzitutto culturali, che rendono diffidenti gran parte dei piccoli imprenditori.
Un’altra funzione svolta dai Confidi è quella di investitore. La partecipazione come investitori nel collocamento dei titoli di debito ha interessato quasi il 50% degli intervistati per un ammontare che, a fine 2023, si aggirava intorno ai 30 milioni di euro. Attività che ha contribuito a creare quei deal di investitori “diffusi”, alternativi o complementari ai grandi fondi o alle stesse banche, che si stanno rivelando fondamentali per permettere la crescita, lenta ma costante, del mercato obbligazionario per le PMI. Altrettanto importante è stato il ruolo di erogatori di credito diretto alle imprese, anche attraverso la partecipazione a fondi di direct lending che hanno permesso di ovviare, almeno in parte, alle tradizionali difficoltà di accesso al credito bancario da parte delle imprese minori. A fine 2023, lo stock stimato di credito diretto superava i 400 milioni di euro, a beneficio di circa 8.000 imprese. Nel 70% dei casi, la provvista dei fondi necessari è stata realizzata facendo ricorso a plafond esterni, in primis (75% dei casi) al plafond messo a disposizione da CDP, a cui si sono affiancate (oltre un terzo dei casi) risorse ministeriali o di altri enti pubblici.